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Trama

Durante una rapina messa a segno con il fratello Walter, Scellone ha un infarto. Flaminio Gaeta, medico della mala, gli organizza un trapianto valvolare; il donatore prescelto è Gigino, che tutti credono defunto dopo l’ultima dose di Blek Giek, una droga blu richiestissima (infatti i tossici Ragno e Albino ne sono alla disperata ricerca) e spacciata dallo stesso Scellone.

Il fatto è che l’effetto principale della sostanza stupefacente è la morte apparente… .

Recensione

Fantasioso, cruento, folle: il regista Enrico Caria mantiene l’irriverenza – qui meno sballottata– del suo Carogne (chi se ne ricorda?) e si ispira a Le iene, quello cinematografico per gli intrecci alla Tarantino e quello televisivo per la presenza di Lillo & Greg, ben distanti però dal loro usuale modo di scherzare.

Un bagno di sangue, in cui l’esagerata “immortalità” di alcuni personaggi, Scellone in testa (allora è versatile questo Biagio Izzo!), rimanda alle pellicole commerciali a stelle e strisce.

Alcune approssimazioni nella sceneggiatura (la chiusura delle farmacie non corrisponde al calar della sera) fanno mancare di qualche misura un giudizio totalmente positivo.

Ma l’incipit e i titoli di coda sono degni di essere ricordati, così come la balzana idea, da rileggere nell’ottica “mala tempora currunt”, di una droga talmente ambita da lasciare stecchiti.

Il montaggio porta la firma di Fabio Nunziata (del trio de Il caricatore).

Max Marmotta