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Trama

Palermo, fine del XVIII secolo. Sotto l’inviso viceré Caracciolo, il frate maltese (in seguito abate) Giuseppe Vella, con la scusa di essere uno dei pochi a conoscere l’arabo, si cimenta nella traduzione di due libri, il “Consiglio d’Egitto” e il “Consiglio di Sicilia”.

Il primo, come confermato da un diplomatico proveniente dal Marocco, parla in realtà della vita di Maometto, ma il religioso, protetto dal benevolo e ignaro monsignor Airoldi, ne approfitta per farlo passare per un testo che mette in discussione i privilegi della nobiltà.

Baroni e duchi, timorosi di perdere i loro titoli, cominciano allora a trattare Vella con riverenza. L’unico a intuire la verità è l’illuminato avvocato Di Blasi, che sta preparando una rivolta giacobina.

Recensione

Emidio Greco nella sua breve filmografia ha oscillato tra il rigore cervellotico di Un caso d’incoscienza e Milonga e l’elegante film d’attori a matrice letteraria, come Una storia semplice, tratto da Sciascia.

Anche Il Consiglio d’Egitto deriva dalla penna dell’insuperabile autore siciliano (che lo scrisse nel 1963), e la sua riflessione sul potere affermato con l’impostura, fatto vacillare dalla menzogna stessa, è ancora motivo di forte interesse.

Peccato che la ruvidezza dello stile tenda, ogni tanto, a divenire staticità di fondo, che non rimanga molto spazio per i ruoli femminili e che la successione temporale si noti appena.

Ad ogni modo, l’ipocrisia della nobiltà è opportunamente additata e il discorso sull’uguaglianza contribuisce alla crescita della trama (nella seconda parte).

L’imperturbabilità di Tommaso Ragno calza a pennello al personaggio di Di Blasi. La voce narrante è di Giancarlo Giannini.

Max Marmotta