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Trama

Francia 1814. Il giovane e ingenuo navigatore Edmond Dantès, nominato capitano dal suo armatore, rimane vittima di un complotto ordito dal suo migliore amico Fernando Mondego, Conte di Morcerf, invidioso del suo favorevole destino e, soprattutto, della sua bella fidanzata Mercédès Iguanada.

Il complice Monsieur de Villefort, magistrato di Marsiglia, accusa Dantès di alto tradimento e lo fa imprigionare nel terribile Chateau d’If.

Dopo tredici anni di isolamento e torture, Edmond riesce a evadere grazie all’aiuto e agli insegnamenti del vecchio abate Faria, condannato da Napoleone Bonaparte per avere occultato il patrimonio Spada.

Entrato in possesso del tesoro, Dantès assume l’identità di Conte di Montecristo e si trasferisce a Parigi, dimora dei traditori di cui vorrebbe vendicarsi.

Recensione

È un vero piacere constatare come una parte di Hollywood conservi tutt’ora un certo gusto classico per i film di cappa e spada al riparo da ardite contaminazioni magari più adatte a polizieschi contemporanei.

Certo la confezione può apparire patinata e le epurazioni e le modifiche del romanzo discutibili, ma va riconosciuta ancora una volta la professionalità di Reynolds (Robin Hood principe dei ladri, Waterworld, Fandango), esperto e abile tessitore di una vicenda scorrevolissima, filmata tra l’Irlanda e Malta, arricchita da un forte contrasto cromatico tra le sequenze notturne e diurne, da un montaggio serrato e dalle buone prestazioni degli attori, soprattutto del duttile James Caviezel (Dantès/Montecristo) e del grande Richard Harris (Faria), presente per appena quindici minuti comunque memorabili.

Le perplessità si concentrano nella sezione finale del film, carente di ritmo e ben poco avvincente, e nello strano vizio tutto americano di inquadrare, anche per pochi secondi, documenti francesi del XIX secolo scritti però in inglese.

Sax Marmotta