Trama

Ingenuo e di buon cuore, Samuele Viti fa il cameriere e si occupa di assistenza agli anziani, come lo scatenato sig. Mario Sorelli, incline al cicchetto e alla playstation. Il ragazzo ha una bella fidanzata, Sara, e un gruppo di amici che frequenta spesso: i ceramisti Giorgio e Leonardo (sfaccendato) e il cleptomane Pietro.

Quando Sorelli muore, Samuele si ritrova inaspettatamente erede di ben quattro miliardi di lire. La sua prima mossa è acquistare un’auto di lusso; intuito il suo candore, il concessionario lo introduce nel mondo dell’alta società, dove gli squali Marco, Gianmaria e Rocco, attraverso un raggiro, cercano di spillargli il congruo patrimonio.

Montatosi involontariamente la testa, Samuele si allontana dalla sua combriccola e da Sara, lasciandosi irretire dall’affascinante Vanessa, appena conosciuta.

Recensione

Continuano i passaggi di testimone tra attori-registi (tacciamo dunque di Virzì, Chiti, Veronesi) in terra toscana.

In principio era Benigni, che spianò la strada ai Giancattivi Nuti e Benvenuti; con quest’ultimo cominciarono a lavorare, per poi mettersi in proprio, Panariello e Pieraccioni, ed è proprio grazie al Leonardo nazionale che debuttò da solo il suo socio, Ceccherini, il quale diede spazio a una nuova spalla, Alessandro Paci.

Che non poteva, a questo punto, non realizzare un’opera tutta sua, coinvolgendo l’amico Marco Giallini (Marco) di Faccia di Picasso e rispettando peraltro, se ci si fa caso, un’altra regola aurea: mai ricordarsi del proprio “mentore” e offrirgli una parte.

Magari si potrà dire che questa storia innocente e ultravista, condita da piccole volgarità e battute facili facili, caratterizzata dal “riciclaggio” di comparse e dall’incapacità recitativa di Flavia Vento (Vanessa), non è la cosa peggiore che il cinema italiano abbia sfornato negli ultimi anni, anche perché possiede una sorta di morale che potrebbe deliziare i ragazzini che, fra le prime malizie, cominciano, ancora completamente all’asciutto di cinema, a trascurare i cartoni animati per i film dal vivo.

Certo è che non ci vuol molto a confezionare una pellicola così. Girata nel 2001 e facente parte di quel pacchetto Cecchi Gori acquisito di recente da Medusa dopo le note traversie del produttore fiorentino, la commedia contiene l’ultima prova del bravo e ancora pimpante Giustino Durano (Sorelli), scomparso poco dopo le riprese.

Max Marmotta