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Trama

Pronto a frequentare il secondo anno della scuola di magia, Harry Potter riceve l’inattesa visita dell’elfo domestico Dobby, il quale cerca di impedirgli, con le buone e le cattive, di tornare a Hogwarts.

Messo in castigo dagli acidi zii, il giovane mago viene liberato da Ron Weasley e fratelli e condotto lontano dal paese dei babbani.

Tra i compagni ritrova l’amica Hermione, ma deve continuare a fronteggiare l’invidioso Draco Malfoy, sostenuto dal professore Severus Piton e dal padre Lucius.

Il gruppo dei razzisti Serpeverde preme infatti per espellere gli elementi indesiderati, e il docente Gilderoy Lockhart, rappresentante dei Grifondoro, si mostra un oppositore ben poco incisivo.

Frattanto, misteriosi incidenti capitati ad alcuni studenti, rinvenuti pietrificati, allarmano il direttore Albus Silente e lo stesso Harry, il quale percepisce nottetempo una minacciosa voce proveniente dai muri del castello.

Recensione

La nuova avventura del maghetto nato dalla penna della Rowling si rivela inaspettatamente migliore e, come già scritto, più adulta rispetto al primo episodio.

Assodato che Harry Potter e la pietra filosofale aveva più che altro la funzione del “capitolo introduttivo”, tale positiva impressione è confermata dall’evidente maturazione dei tre bravi giovani interpreti (Daniel Radcliffe/Harry, Rupert Grint/Ron, Emma Watson/Hermione), replicata alla lettera dalla crescita dei rispettivi caratteri alle prese con un intrigante e oscuro mistero.

Le lugubri luci di Roger Pratt costruiscono così l’atmosfera più adatta allo scopo impreziosendo le numerose riprese notturne del mestierante Columbus, tra le quali la più efficace è quella ambientata nell’antro del ragno Aragog (doppiato in originale da Julian Glover).

Dispiace però riscontrare ancora una volta un’inadeguata gestione dei tempi dovuta all’eccessiva fedeltà a un testo letterario di difficile trasposizione; anche se la saga comincia ad acquistare vagamente i connotati del viaggio iniziatico.

Almeno uno degli ultimi set del grande Richard Harris (Albus Silente) non è quello peggiore, oltre a costituire la definitiva conferma delle sottovalutate doti comiche di Kenneth Branagh (Gilderoy Lockhart).

Sax Marmotta