
Il prezzo della libertà
- Tim Robbins
- Angus Macfadyen, Bill Murray, Cary Elwes, Emily Watson, Hank Azaria, Joan Cusack, John Cusack, John Turturro, Philip Baker Hall, Rubén Blades, Susan Sarandon, Vanessa Redgrave
- Drammatico
- Stati Uniti
- 10 December 1999
Trama
New York, 1936. Il tormentato musicista Marc Blitzstein (che immagina di parlare con Brecht) trova nei giovani Orson Welles e John Houseman dei sostenitori per allestire la sua sovversiva opera “Cradle Will Rock”, incentrata sulla povertà e sullo sciopero.
Fra gli attori che partecipano all’allestimento, il precario Aldo Silvano e la vagabonda Olive Stanton.
Hallie Flanagan, direttrice dell’ente federale che finanzia il progetto, finisce sotto inchiesta e viene formata una commissione di censura.
Mentre il ventriloquo in declino Tommy Crickshaw, anti-comunista, è costretto a pascere i principianti Sid e Larry nonché ad accogliere le proteste dell’attivista Hazel Huffman, i nobili Mathers e LaGrange fanno salotto (ma quest’ultima ha tendenze mecenatesche), la contessa italiana Margherita Malfatti piazza opere d’arte per finanziare il suo amante Mussolini e Nelson Rockfeller incarica il pittore messicano rivoluzionario Diego Rivera di creare degli affreschi per il suo palazzo.
Recensione
Benché sussistano pesanti tagli nell’edizione italiana (almeno mezz’ora: per questo la Filmauro ha aspettato quattro anni per distribuirlo?), il lavoro di Robbins, basato su fatti e personaggi reali volutamente romanzati, conserva una forza e un’indignazione che, neanche a farlo apposta, sembrano adattarsi alla perfezione all’Italia di oggi (e del resto, il bellissimo finale esplicita i generali riferimenti all’attualità).
Fra i pezzi sicuramente sforbiciati, per la cronaca, l’apparizione –significativa, nel contesto dell’opera messa in scena– del nemico giurato di Welles, il magnate William Randolph Hearst, e della sua giovane amante Marion Davies (interpretati da un omonimo di John Carpenter e da Gretchen Mol).
Un’opera affascinante che parte lenta e si mantiene senz’altro verbosa e serrata (è l’unico vero difetto), ma tutto appare propedeutico al crescendo successivo e al picco conclusivo (la rappresentazione semiclandestina della pièce), una civile esplosione di coraggio che riscatta, seppure per un istante, i torti e l’indifferenza subiti dai potenti (anche dai più apparentemente e incoscientemente generosi).
Impressionante il cast, che fa onore alla sua fama; fa una comparsata persino Michelle Rodríguez, mentre il regista dà voce, in originale, ad un filmato.
L’inspiegabile ritardo dell’uscita ci fa assistere di nuovo, a poca distanza dal recente Frida, alla diatriba Rockfeller-Rivera.