Trama

Rosario è un undicenne di periferia che vive con la nonna ormai malata, svanita e teledipendente. Il bambino fa parte di una piccola banda che commette furtarelli (al servizio del losco Casaluce) e bravate dalla mattina alla sera, ma frequenta pure un centro di accoglienza per ragazze madri gestito da volontari, fra i quali il disponibile Santino e il simpatico Sciancalepore.

Qui conosce la ventenne Caterina, misteriosa e provocante, della quale s’invaghisce. Rosario è però affascinato pure dal criminale Damiano, che gli impartisce alcune “lezioni di vita”.

Lo scugnizzo ripercorre i recenti accadimenti durante un lungo viaggio in metropolitana.

Recensione

Chi l’avrebbe detto che i fratelli Frazzi, dopo una lunghissima militanza per il piccolo schermo e un esordio cinematografico, Il cielo cade, ancora di stampo televisivo ma enormemente interessante, si sarebbero dedicati, subentrando al collega e co-sceneggiatore Vicentini Orgnani, impegnato su altri set “realistici”, al durissimo libro di Diego De Silva –l’adattamento è firmato pure dall’autore– senza tradirne lo spirito pessimistico, ricavando peraltro un’opera di invidiabile equilibrio nello stile della messinscena (fantastiche alcune soluzioni visive, vedi la sequenza del sogno o il palpitante incipit sulla tangenziale) come nella rigorosa narrazione (il congegnato disordine cronologico è orchestrato dal perfetto montaggio di Claudio Cutrì)? Ambientato in una Napoli mai nominata, il film si ferma un passo prima dell’asperrimo Pater familias (presente uno degli interpreti, Sergio Solli/Casaluce), tuttavia conserva forti retaggi di Baby gang di Piscicelli e Vito e gli altri di Capuano (senza dimenticare i Ragazzi fuori di Risi): rapine (chi acchiappa la pistola diventa il più forte), prostituzione (perfino infantile), droga, violenza (la scena riguardante il cane di Damiano è atrocemente rappresentativa di un modus cogitandi irrecuperabile) punteggiano un percorso in cui appare addirittura l’amore acerbo e puro, capace di tramutarsi in vendetta per una delusione che porta in una sola, sconsolante direzione (al di là del conclusivo e legittimo moto infantile del protagonista).

Ogni personaggio che entra in campo ha la faccia giusta e fa storia a sé (raccontata in un paio di gesti); comunque la nonna della grande Nuccia Fumo merita una menzione speciale.

Max Marmotta