Video & Photo

1 videos

Trama

Portland, nell’Oregon, un liceo come tanti in una giornata che si rivelerà tristemente speciale. Mentre il mesto John si reca a scuola dopo aver tolto la macchina al padre ubriaco (e il preside lo rimprovera per il ritardo), Eli cerca soggetti da fotografare.

Michelle soffre per l’emarginazione che le arreca il suo sgraziato aspetto fisico, mentre l’atletico Nate incontra la fidanzata Carrie.

Jordan, Brittany e Nicole ciarlano delle loro madri e sono disposte a tutto pur di mantenere la loro invidiabile linea; è più profonda Acadia, che preferisce partecipare ad un corso didattico sulle minoranze.

A portare scompiglio arrivano i poco socievoli Alex e Eric, assenti per elaborare un agghiacciante e lucido piano che purtroppo coinvolgerà molte persone, compreso il silenzioso Benny.

Recensione

Quanto valore aggiunto guadagnerebbe quest’asperrima opera di Gus Van Sant, finalmente tornato ai fasti del cinema indipendente (con il prezioso aiuto finanziario, fra gli altri, di Diane Keaton), se già non esistesse l’inarrivabile documentario Bowling a Columbine, praticamente incentrato sullo stesso evento (ma non solo)! L’autore e montatore ci immerge nel quotidiano, anche noioso, se occorre, di una scuola, riproduzione in scala minore di una società (del domani, per giunta) inadatta a curare o persino ad accorgersi dei mali dei suoi componenti, praticamente dei personaggi-simbolo le cui gesta ordinarie vengono riproposte da punti di vista differenti.

Un vuoto calcolato che esalta la contenuta (perché così deve essere mostrata) esplosione di violenza veicolata da un postino invisibile (il demonio evocato dagli internauti?), con le fragili vittime che cadono al primo colpo.

Un’opera secca e oculatamente breve, percorsa da un pessimismo senza ritorno (non è una fedele riproduzione storica, bensì una spietata radiografia), che non ha bisogno di star (quasi tutti gli autentici liceali protagonisti conservano il proprio nome), ad eccezione del dimenticato e perfetto Timothy Bottoms de L’ultimo spettacolo (è il padre di John).

Non da Palma d’Oro cannense, forse (da Premio per la Regia sì, però), tuttavia le stoccate e l’affondo ci sono.

Max Marmotta