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Trama

In un’epoca indefinita, i guerrieri Pyross, che circolano solo durante la stagione secca, non possono toccare l’acqua e vivono nella città di Orfalaise, attraversano il deserto per raggiungere Amphibole, terra dei loro nemici giurati, i pacifici Hydross –che, al contrario, vivono di pioggia e si pietrificano nel periodo caldo– per cercare le preziose pietre-sole e per distruggere qualche statua.

I due popoli sono avversari da quando una spada divise in due un dragone sacro, imponendo due sole stagioni completamente opposte.

Fra i Pyross, aizzati dal gran sacerdote Razza, gli scudieri Tob e Skän, figlio dell’eroico caduto Rodos e della combattiva Beryl, nonché fratello dell’energica Djuba, aspirano a diventare qualcosa di più.

Al secondo è data l’occasione di partecipare ad una spedizione con il tronfio rampollo di Razza, Akkar.

Giunto ad Amphibole, Skän si accorge della crudeltà della sua gente nei confronti degli Hydross; conosce e si innamora della bella Kallisto, sempre accompagnata dal volatile Farlouze ed erede di Solon, e rimane bloccato con l’arrivo delle prime precipitazioni.

Recensione

Alla lontana, la trama potrebbe ricordare Fire and Ice (1983) di Ralph Bakshi, ma si tratta principalmente di un’opera di animazione francese (scuola le cui quotazioni sono decisamente in rialzo) di indubbia raffinatezza e non priva di originalità (ogni cosa ruota attorno ad un universo degno de Il signore degli anelli, dove non mancano né il bestiario particolare, con i klütz, tonte cavalcature, e le strepitanti guline, né l’idiot savant, Trinitro degli Hydross).

Le radici del plot affondano in un romanzo di Pierre Brussolo, tuttavia l’epica che pervade la narrazione non cattura veramente l’attenzione quasi per la prima mezz’ora, fino al viaggio nel deserto di Akkar e Skän e il conseguente incontro con Kallisto.

Da questo punto in poi, la storia si impenna ed avvince, con tutta la poesia che può sprigionare un amore, realmente, impossibile (contrappuntato, se si vuole, dal sentimento a base di ammirazione che si si stabilisce tra Tob e Djuba).

In effetti, è uno spettacolo che delizierà per la maggior parte i bimbi più “adulti” o i grandi non abbastanza cresciuti.

Comunque, al di là dei suoi perdonabili difetti, è una pellicola che merita di essere vista.

Max Marmotta