
Jeepers Creepers – Il canto del diavolo 2
- Victor Salva
- Garikayi Mutambirwa, Jonathan Breck, Nicki Aycox, Ray Wise
- Horror, Thriller
- Stati Uniti
- 8 August 2003
Trama
Mentre sta sistemando degli spaventapasseri sotto gli occhi severi del padre Jack e del fratello maggiore Jack jr., il giovanissimo Billy Taggart viene rapito da un possente mostro alato. Si tratta della medesima creatura che catturò Darry Jenner e che si nutre ogni 23 anni per 23 giorni consecutivi.
Proprio alla vigilia del letargo, il famelico predatore antropomorfo aggredisce, poco distante dalle altre sue precedenti incursioni, un pullman pieno di liceali, ovvero una squadra di pallacanestro, le loro cheerleaders e gli allenatori.
Asserragliato nel bus e già divorato da tensioni interne, il gruppo, nel quale si distinguono lo spavaldo Scotty, il diplomatico Double D, la sensitiva Minxie e l’insicuro Bucky, cerca di difendersi come può dagli assalti del pipistrello umanoide (che sembra aver già scelto le sue vittime), chiedendo anche aiuto agli automobilisti di passaggio.
Solo l’intervento del vendicativo Jack si rivelerà risolutivo.
Recensione
Dopo aver diretto il primo episodio (2001), Victor Salva, continua il suo personale ragionamento sulla paura immotivata (non serve conoscere la storia della creatura, sono sufficienti le sue “leggendarie” abitudini), cambiando sicuramente registro: il plot, stavolta, è più commerciale, ma non ancora negli schemi del teen-movie, poiché l’esasperata situazione claustrofobica fa da spunto ad un discorso sociale.
Fra i ragazzi serpeggiano principalmente l’invidia agonistica e il razzismo, in una parola la discriminazione (perfino nei confronti di chi è destinato ad entrare nel “menù”), sicché, in termini di meta-horror (e non si lesina di certo in belle sequenze da sobbalzo, grazie anche al “mostruoso” Jonathan Breck, insieme all’“ectoplasmatico” Justin Long –alias Darry– l’unica presenza riconfermata del vecchio cast ), c’è un sottotesto importante, e il babau non è che una causa scatenante di meschinità.
Le singolari reazioni del/al terribile rapace (i suoi segni distintivi sono un po’ cambiati) occorrono a svelare ben altro che il timore di essere mangiati.
Inoltre, il regista si fa beffe dell’asse temporale (e dei riferimenti al film-pilota: non è neppure necessario averlo visto), non chiarendo se il finale è ambientato nel futuro o nella contemporaneità.