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Trama

Vittorio è un orafo vicentino che dà lavoro a due operai. La sua meticolosità nel mestiere (ultimamente ama produrre statuine longilinee) si riflette anche nella vita privata.

Infatti, pubblica un annuncio per cercare una ragazza che abbia una caratteristica ben precisa, la magrezza.

Si presenta Sonia, una commessa alquanto aperta, che subito si incuriosisce di Vittorio. I due incominciano una relazione, ma appare chiaro sin da subito che l’uomo gradirebbe che la giovane fosse ancora più esile.

Dato che nel giro di poco tempo la coppia inizia a convivere in una casa a forma di torre situata in luogo sperduto, Sonia, per compiacere Vittorio, inizia una dieta ferrea, fino quasi a privarsi del cibo.

Il compagno, che è anche un abile batterista, approva, ma controlla persino morbosamente che l’operazione intrapresa non conosca eccezioni… .

Recensione

Matteo Garrone è stato rivelato da L’imbalsamatore (altro strano mestiere seguito da vicino), tuttavia questo è già il suo quinto film.

Conservando la stessa atmosfera malata della sua opera precedente, il regista, che ha redatto la sceneggiatura (tratta da un libro ispirato ad una storia vera) ancora con Gaudioso e con l’apporto dello scrittore/batterista Trevisan, debuttante in qualità di protagonista (il ruolo doveva andare ad Antonio Albanese), si serve di scene scabre, dialoghi scarni formati da parole accennate o interrotte, avvolti da una pronuncia veneta che la presa diretta non rende sempre comprensibile (ma è un ulteriore tocco di realismo che aggiunge fascino alla pellicola).

Il personaggio principale soccombe alla propria ossessione dettata da un radicato egoismo, tipicamente umano e incurabile, malgrado gli incontri con un impotente specialista, e sottopone Sonia (bravissima Michela Cescon, effettivamente dimagrita di 15 chili per la parte) al proprio desiderio, sfruttando la devozione amorosa della ragazza.

In realtà Vittorio, che potrebbe essere “salvato” dalla musica se solo lo volesse e invece si permette perfino di essere sospettoso, dopo probabili e sterili incontri con alcune anoressiche (che, come asserisce lui stesso, “hanno il corpo ma non la testa”), vuole forgiare la sua donna come uno dei gioielli che fabbrica (metaforicamente o praticamente, quando tutto il “superfluo” è stato eliminato, non è dato sapere), annullandone la volontà, il bisogno di nutrirsi e di ribellarsi.

Primo amore (ingannevolmente uscito attorno a San Valentino), nella sua eccessiva “asciuttezza” narrativa (nessun colpo di scena particolare, solamente contenuti pulsanti), è un bell’esempio di cinema italiano, e la Banda Osiris, di nuovo allo spartito, ci mette del suo.

Max Marmotta