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Trama

1° maggio 1947. Presso Portella della Ginestra un commando spara su una folla di manifestanti, uccidendone undici e ferendone ventisette.

Tre ore dopo, il massacro viene attribuito al bandito Salvatore Giuliano, che morirà in uno scontro a fuoco con i carabinieri.

Il suo luogotenente Gaspare Pisciotta, durante il processo a Viterbo, fa i nomi di politici, nobili e esponenti delle forze dell’ordine coinvolti nell’eccidio, ma non riesce ad evitare la condanna.

Il suo avvocato, insospettito dall’atteggiamento del cliente, tramite accurate ricerche e nuovi interrogatori, scopre gravi incoerenze nelle indagini svolte fino a quel momento.

Sembra inoltre evidente che Pisciotta non ha detto tutta la verità.

Recensione

Da sempre votato a film storici, Paolo Benvenuti abbandona la distribuzione underground per consegnarsi alla Fandango di Procacci.

Il risultato è un biglietto di andata e ritorno per il 60° Festival di Venezia, dove non sono mancate polemiche e approvazioni.

Certo è che il cinema rigoroso di questo ex-insegnante pisano, basato su ricostruzioni accurate –persino dei personaggi– e un ritmo lento e scarno, non è affatto orientato verso la grande confezione o scioccanti prese di posizione, nonostante siano innumerevoli i punti in comune col plot di JFK – Un caso ancora aperto.

Il portare alla luce un periodo ancora oscuro dell’Italia, suscitando solo continui interrogativi e nessuna certezza, tradisce infatti un fine didattico e soprattutto –per ammissione dello stesso autore– maieutico.

Le contraddizioni emerse nelle indagini e le troppe coincidenze nel quadro politico del secondo dopoguerra impongono quindi un riesame dello spirito anticomunista che animava le istituzioni (“Io ho posto delle domande.

Ora tocca agli storici rispondere”). Ma bisogna vedere se mai verrà ascoltato il messaggio di questa grande lezione di storia in celluloide, caratterizzata da un estremo rispetto per le fonti: gli scritti di Danilo Dolci (a cui è dedicata l’opera) e Giuseppe Casarrubea, nonché le testimonianze dell’epoca introdotte nel contesto dalle tavole di Loredano Ugolini, già collaboratore di Intrepido.

Sax Marmotta