
Il siero della vanità
- Alex Infascelli
- Barbora Bobulova, Francesca Neri, Margherita Buy, Valerio Mastandrea
- Crime, Giallo, Thriller
- Italia
- 15 April 2004
Trama
Alcuni vip della tv svaniscono uno ad uno: lo psicologo infantile e scrittore Michele, il comico Rocco, la cantante Ester, l’illusionista Daniel, che si ritiene un discendente del grande Houdini, l’ex-Miss Italia Azzurra, vessata dalla madre e tossicodipendente.
Come ha modo di scoprire l’ispettrice alcolizzata Lucia, convocata dall’ex-marito e collega Vittorio e dal compagno di squadra Franco dopo un paio d’anni passati a sorvegliare gli stadi, azzoppata da una disavventura con l’assassino Sandrino, gli scomparsi sono accomunati dalla partecipazione ad una puntata del popolarissimo “Sonia Norton Show”, risalente al ’93 (fra gli ospiti pure l’allevatore di struzzi Domenico, anch’egli sparito).
Dopo aver cercato inutilmente di proteggere la sprezzante Sonia, i due poliziotti si avvicinano al rapitore… .
Recensione
Quando la serie B può definirsi tale? Magari non se è riprodotta da un regista che pare conoscerla bene, quale è Alex Infascelli (nipote di Fiorella), o la nomina avrebbe il sapore della truffa.
L’autore, migliorando di sicuro dal punto di vista narrativo rispetto al suo cupo esordio, tratto da un romanzo di Carlo Lucarelli, Almost Blue (parte del cast è identica, c’è perfino un cameo “disturbato” –perché il cineasta lo vede così?– del solitamente mite Ravello), si affida ancora ad una firma importante della nostra letteratura recente, Niccolò Ammaniti, imbastendo una feroce critica in salsa thriller ai danni della scadente tv nostrana e utilizzandone apposta il medesimo linguaggio.
Lo scopo è duplice: mettere in scena lo squallore da talk show per trasformarlo poi in sporcizia da gattabuia, alla quale i “telespettatori” non riescono comunque a resistere, e avere, vigliaccamente ma con comprensibile previdenza, l’alibi per promuovere il suo film nelle principali trasmissioni (ironicamente, produce la Rai).
Ispirandosi indirettamente al primo Argento, la pellicola riesce là dove il goffo Cattive inclinazioni falliva miseramente, ricordando che il colpevole ha l’unico bisogno di essere “visto” (solo in due sembrano comprenderlo, gli altri sono ugualmente “cattivi” e la lezione non li scalfisce); certo, denunciare la diabolicità degli influssi catodici (vedi il personaggio che registra tutti gli show) è come scoprire l’acqua calda, però repetita iuvant.
Infascelli giustamente non spiega troppo, tuttavia si distrae su un paio di dettagli (a che serve l’avversario di Michele? nessuno ricorda la puntata incriminata?).
Bravi gli attori, dalla Buy a De Razza. Musiche di Morgan.