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Trama

Thomas e Luc sono fratelli, ma non si vedono da tempo. L’occasione per rincontrarsi non è delle più liete: il primo raggiunge il secondo a Parigi quando scopre che la malattia di cui soffre segretamente (una produzione insufficiente di piastrine impedisce la coagulazione del sangue, perciò il rischio di emorragia è sempre alto) si è aggravata.

Luc, che abita con Vincent e cerca di nascondere la propria omosessualità, assiste il fratello nel suo calvario: un lungo ricovero, vari esami, cure tampone, fino ad un’operazione che sembrava evitabile.

Claire, la fidanzata di Thomas, ad un certo punto non regge più; anche i genitori dell’uomo, incapaci di fornirgli il sostegno morale necessario, danno segni di cedimento.

L’unico che sembra resistere e voler recuperare un rapporto mancato è proprio Luc.

Recensione

Vincitore dell’Orso d’Argento al festival di Berlino 2003, l’ultimo film di Chéreau, che continua a perseguire i suoi obiettivi fino in fondo, riprende l’asprezza di Intimacy e la trasforma in silente disperazione, in un senso di impotenza lento e pervadente che, anziché allontanare (poiché la morte è dietro l’angolo), avvicina i due protagonisti (assai intensi).

I flashforward che ogni tanto ce li mostrano vagamente rilassati a chiacchierare su una panchina bretone dell’ineluttabilità del mare con un vecchio esperto (l’ineffabile Maurice Garrel) sono fondamentali per cogliere la differenza tra una degenza immersa nell’incertezza e un’attesa confortata dalla presenza di una persona cara.

Naturalmente non si tratta “solo” del male fisico che arreca una malattia, il cui nome finisce per non avere più importanza: è uno sguardo sconsolato, asciutto, crudele sul vuoto da cui siamo circondati e che abbiamo dentro.

Il corpo smagrito di Thomas (Todeschini) è ulteriormente martoriato nella lunghissima scena della rasatura, liberato dai peli come dalla dignità sotto gli occhi di Luc (Caravaca), e sotto i nostri.

Tanto dolore, insomma, perché l’esistenza non fa sconti. Non accreditato, Pascal Greggory appare nel ruolo di un dottore; Marianne Faithful canta “Sleep”.

Max Marmotta