
Dogtown & Z-Boys
- Stacy Peralta
- Sean Penn
- Documentario
- Stati Uniti
- 18 January 2001
Recensione
Annunciato più volte, l’elogiato documentario di Stacy Peralta viene finalmente proiettato in Italia.
Il regista all’inizio degli anni ’70, faceva parte del mitico Zephyr Team, ossia un gruppo di ragazzi (una dozzina circa) abitanti nel degradato sobborgo californiano di Dogtown (tra Santa Monica e Venice) e dediti al surf in baie pericolosissime.
La (ri)scoperta dello skateboard (passato velocemente di moda all’inizio del decennio precedente) è per i giovani ribelli un toccasana, l’occasione per riformare uno sport e farne, magari a livello inconscio, un’arte anticonvenzionale, contro ogni regola, una protesta semplice e silenziosa fondata su acrobazie fino a quel momento impensabili, operate su tavole a volte create appositamente dagli insoliti atleti.
In questo senso, una delle svolte sottolineate dal film riguarda la scoperta delle piscine vuote: delle piste tortuose e perfette, utilizzate il più delle volte di nascosto dai proprietari, quasi a sottolineare che si trattava pur sempre di cavalcare le onde, ma senza l’acqua.
Le spettacolari evoluzioni degli ancora imberbi Adams, Alva, dello stesso Peralta e di tutti gli altri sono spiegate dalla voce (doppiata) di Sean Penn (per il resto la pellicola è sottotitolata) e degli invecchiati protagonisti, con particolare attenzione per le invenzioni e i successi di ciascuno, attraverso un montaggio serratissimo di immagini d’epoca (scatti, super8) e un commento musicale eccezionale (Jimi Hendrix, Led Zeppelin, Alice Cooper, Aerosmith…).
Un pacifismo di fondo in cui non si dimenticano gli inevitabili sbandamenti, le momentanee uscite di strada di alcuni membri della “squadra”, abbacinati dai riflettori della stampa o meramente condizionati dall’ambiente circostante.