
Ferro 3 – La casa vuota
- Ki-duk Kim
- Hee Jae, Hyuk-ho Kwon, Jeong-ho Choi, Seung-Yun Lee
- Crime, Drammatico, Sentimentale
- Corea del Sud, Giappone
- 15 October 2004
Recensione
In seguito agli inediti (nelle nostre sale) L’isola, Indirizzo inesistente, Bad Guy, parecchio apprezzati nei festival più importanti del mondo, l’alacre quarantaquattrenne sudcoreano Kim Ki-duk (nove regie dal 1996) ha virato improvvisamente il suo stile (senza che ne risentisse la qualità del suo lavoro) e stupito tutti con la grazia, la poesia, l’acume di Primavera, estate, autunno, inverno e …ancora primavera.
La sua nuova opera, Ferro 3 (il titolo si riferisce ad una mazza da golf, simbolo degli impeti violenti), pur essendo inscrivibile nel “nuovo corso”, presenta comunque degli elementi di mediazione, soprattutto per lo sguardo desolato –su luoghi e personaggi– che non rinuncia all’ironia.
Un silenzioso giovanotto (non parla per l’intera durata del film), attraverso un espediente collaudato, penetra negli appartamenti momentaneamente vuoti e vi si installa per un po’, il tempo di lavarsi, cucinare qualcosa, farsi delle foto e riparare eventuali oggetti fuori uso.
Dopodiché sgattaiola via, di solito prima che i legittimi proprietari rientrino. Il meccanismo si guasta leggermente quando il gentile violatore di domicili incappa incidentalmente in una ragazza malmenata dal marito (e taciturna almeno quanto lui); dopo una fuga precipitosa, il nostro torna a vendicare la poveretta, che per gratitudine, ed esaurimento, decide di seguirlo nelle sue errabonde e singolari peregrinazioni.
Sono diversi gli elementi da decriptare pian piano (nessuna abitazione “visitata” è affidata al caso all’interno della sceneggiatura, così come gli inquilini e il loro modus vivendi), ma ci sono pure intuizioni felicissime e d’impatto immediato (il desiderio di diventare invisibile e il conseguente allenamento, la bellissima immagine finale) a rendere prezioso il lungometraggio.
Soprattutto, la scelta di un mutismo pregnante, doloroso (espediente già applicato nella precedente fatica del cineasta): la parola è sostituita da gesti e azioni di significato più vasto.
E lirico.