
L’uomo nero
- Sergio Rubini
- Fabrizio Gifuni, Riccardo Scamarcio, Sergio Rubini, Valeria Golino
- Drammatico
- Italia
- 3 December 2009
Recensione
La supponenza, la vigliaccheria, il preconcetto, l’invidia, unite a un ingrato e centrifugo contesto provinciale e magari al caparbio orgoglio di chi subisce, possono segnare in profondità la vita di una persona, condannarla a disperato anonimato sebbene sia dotata di rara indole artistica.
È ciò che succede a Ernesto Rossetti (Sergio Rubini, 19 anni dopo il suo esordio registico di nuovo nei panni di un capostazione), sposato con l’equilibrata insegnante Franca (una dolce e paziente Valeria Golino) e padre di Gabriele (il vivace debuttante Guido Giaquinto), nella memoria del quale la storia è ripercorsa (da adulto ha il volto di Fabrizio Gifuni).
A Ernesto, pittore dilettante, la sua immota esistenza va stretta, ci tiene a dimostrare la propria abilità con il pennello e si gioca la faccia ottenendo di allestire una mostra in omaggio a Cézanne.
Lo sminuiscono, per abitudine, con finta bonarietà i notabili del luogo, il professor Venusio (Vito Signorile) e l’avvocato Pezzetti (Maurizio Micheli).
La cornice (è il caso di dirlo) è importante per descrivere, al di là di eventuali autobiografismi, l’ultima fatica, la decima dietro la cinepresa, di Rubini, il cui interesse, più che destrutturare la funzione di certa critica (vedere pure il precedente Colpo d’occhio, già con Scamarcio, qui sorprendente nel ruolo di Pinuccio, sciupafemmine fratello di Franca), è quello di cogliere i minuti stati d’animo dei personaggi, soprattutto il sensibile (non solo per ereditarietà) Gabriele, destinato ad aggirare gli errori del troppo sanguigno genitore perché capace di osservare e ricredersi (che, beninteso, non significa fidarsi di chiunque).
Nessun dubbio sui toni da commedia, ma si percepiscono forti le macerazioni interiori, le delusioni, le prese di coscienza derivanti da scoperte perlopiù amare.
Come in un genuino dramma.