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Recensione

Rifacimento di Scontro di Titani del 1981, diretto da Desmond Davis e interpretato, fra gli altri, da Laurence Olivier, questo giocattolone tridimensionale, firmato dal Louis Leterrier del maggiormente appassionante L’incredibile Hulk e in linea con le mode (esce dopo la rielaborazione fanta-adolescenziale Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo – Il ladro di fulmini di Chris Columbus – malgrado un successo relativo, potenziale inaugurazione di un nuovo franchising – e prima di Agora di Alejandro Amenábar e del meno mitologico, ma discendente da un videogame, Prince of Persia – Le sabbie del tempo di Mike Newell), cade nella più classica delle trappole per film del genere: perdersi nella magnificenza dei propri trucchi.

Infatti, se escludiamo la scena con le streghe, quella con la Gorgone e, sostanzialmente, l’ultima mezz’ora, le gesta dell’ignaro (da principio) e leale semidio Perseo (Worthington, direttamente dagli alti budgets di Terminator Salvation e Avatar), reclutato dai guerrieri di Argo per contrastare la vendetta di suo padre Zeus (Neeson) – per l’occasione alleatosi con il poco affidabile fratello Ade (Fiennes, comunque notevole) – nei confronti dell’insolenza umana, non interessano granché, rischiando anzi di confondere in qualche passaggio il pur attento spettatore.

Le partecipazioni di attori di nome (Elizabeth McGovern, Danny Huston, Izabella Miko, Alexander Siddig, Liam Cunningham, Polly Walker, Jane March), in ruoli a volte minuscoli, passano di fatto inosservate.

Uno spreco di risorse, insomma, nel culto di un dio non evocato esplicitamente dalla sceneggiatura, il denaro, per il quale la profondità è solo un effetto visivo.

Quando si prepara un dolce (ribadiamo, perfino in grado di solleticare, qua e là, il palato), non bisognerebbe preoccuparsi solo della glassa… .

Max Marmotta