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Recensione

Anzitutto, una notazione sulla regia. Dopo che Andrew Adamson si era occupato dei due episodi iniziali della serie di Shrek (il primo in coppia con Vicky Jenson, il secondo dividendo i compiti con Kelly Asbury e Conrad Vernon) e Chris Miller aveva raccolto il terzo (con l’aiuto di Raman Hui), tocca adesso Mike Mitchell, proveniente dalla commedia live action (Gigolò per sbaglio, Sky High) prenderne le redini, segnando una curiosa inversione di tendenza (la metà dei suoi predecessori è approdata al fantasy o al film rosa con attori in carne e ossa).

Detto questo (per gli amanti delle statistiche), è doveroso registrare un leggero miglioramento (almeno rispetto al “numero” precedente) in quello che, a detta dei produttori, sarà l’ultimo capitolo della saga in animazione digitale (circolante pure in 3D, se può interessare; ma comincia a non essere poi così importante).

Stavolta il nostro bonario orco verde constata quanto sia soffocante la routine familiare (moglie – sempre Fiona – affettuosa ma abitudinaria, tre gemelli frignanti e bisognosi di attenzioni, amici invadenti, affaticamento progressivo) e accetta la proposta poco limpida del nano Tremotino (in realtà assetato di potere e vendetta per un affare fallito tanto tempo fa a causa dell’ignaro protagonista), che gli regala un agognato giorno “selvatico” in cambio di quello in cui è nato.

Errore fatale, che genera un mondo di schiavitù e ribellione, nelle intenzioni degno dell’incubo a occhi aperti di James Stewart ne La vita è meravigliosa di Capra.

Epilogo virtuoso, anche per il pubblico infantile, e cattiveria un po’ più controllata del solito (ma siamo sicuri che ciò non sovverta il “marchio di fabbrica”?).

A parte il ciarliero Ciuchino e il Gatto con gli Stivali sovrappeso, il silente e “letale” Pifferaio – un flautista per la verità – Magico, non è niente male.

Max Marmotta