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Recensione

Stavolta, salvo ripensamenti della scrittrice J.K. Rowling (che non si possono escludere), è proprio finita. L’amatissima – da piccini e grandi – saga del maghetto che ha fatto sfracelli negli incassi da dieci anni in qua, periodo durante il quale sono usciti gli otto film tratti dai sette libri (l’ultimo al cinema è stato diviso in due parti, per i soliti biechi motivi di sfruttamento, anzi disossatura commerciale, scelta ufficialmente dettata dall’eccessiva – a parole – ricchezza di avvenimenti sfoggiata dal tomo conclusivo), termina in bellezza (e, in opzione, pure in 3D, per chi lo ritiene un valore aggiunto), in un’apoteosi degna della (relativamente) più concisa trilogia fantasy concorrente (e per un po’ contemporanea) de Il signore degli anelli.

Con la caccia ai residui horcrux (gli oggetti contenenti brandelli dell’anima del potente e crudele Lord Voldemort, da reperire e distruggere per indebolirlo) perpetrata da Harry (Radcliffe), insieme ai fedeli Hermione (Watson) e Ron (Grint) ormai innamorati l’una dell’altro, l’avventura riprende da dove si era inopportunamente interrotta, culminando in un duello a base di astuzie e colpi spettacolari in cui l’eroe può almeno contare sull’appoggio di tanti amici.

Ghiotte e clamorose rivelazioni punteggiano una narrazione correttamente ritmata (il regista David Yates, arrivato al quarto capitolo consecutivo, finalmente mostra un minimo di personalità), mentre gli attori, giovani o meno, fanno ormai un tutt’uno con i loro affezionati caratteri (e c’è ancora una volta spazio per una new entry, Ciarán Hinds, nell’austera tunica del fratello di Albus Silente).

Dunque, un intrattenimento di gran livello, che riconcilia pure con gli episodi immediatamente precedenti, che denotavano segni di stanchezza se non, a volte, di trascinamento.

Max Marmotta