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Recensione

Christian Clavier, comico che negli anni ’90 sbancava in Francia rimanendo sostanzialmente sconosciuto da noi (nonostante abbia sfoggiato un paio di volte i baffoni di Astérix), da quando si è incanutito e ha messo su un po’ di chili è diventato leggermente popolare pure da queste parti.

Merito dell’exploit, tre anni fa, di Non sposate le mie figlie! (di cui è in preparazione l’inevitabile n. 2), seguito (fra gli altri) dal superiore Tutti pazzi in casa mia (per la verità passato più inosservato).

Senza discostarsi da tali personaggi di borghesi benestanti e sprovvisti di larghe vedute, l’attore (ben doppiato da Giancarlo Magalli), rimettendosi nelle mani di de Chauveron, autore del campione d’incassi testé citato, è ora protagonista di questa commedia di costume furbamente fondata sui cliché (e ulteriormente ibridata con un altro titolo recente d’oltralpe, Benvenuti… ma non troppo).

Tutto parte dall’incauta dichiarazione televisiva di uno scrittore progressista, sposato con una ricca artista (Elsa Zylberstein, sempre affascinante), il quale – per zittire un avversario politico – si dice pronto a ospitare una famiglia rom nella sua villa.

Il nomade Babik (Ary Abittan) e la sua famiglia gli credono e si presentano (con un significativo intruso); l’intellettuale non può tirarsi indietro, dando luogo a uno stridente confronto culturale.

Ironia senza facili demonizzazioni, ma anche una struttura che non offre grandi sbocchi. .

Max Marmotta