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Recensione

Di biopics infiocchettati al cinema ce ne sono tanti.

Dignitosi perlopiù, però tendenti a romanzare.

Non fa eccezione il film di Brown, realizzato a 15 anni dal suo esordio e fastoso nella riproduzione d’epoca, incentrato sullexploit del geniale matematico Ramanujan (il Patel di The Millionaire, per una volta “arginato” nella recitazione), indiano di umili origini trasferitosi a Cambridge nel periodo della Grande Guerra su invito del professor Hardy (Irons, al quale il ruolo calza a pennello) dopo che quest’ultimo ricevette delle lettere contenenti alcuni strabilianti saggi del giovane.

Il fatto è che l’ospite, che ha lasciato nella sua povera casa l’amorevole moglie Janaki (Bhise) con la promessa di portarla con sé successivamente, ha un innato talento per i numeri derivante da un intuito prodigioso, soprattutto considerata la sua estrazione, ma è allergico alle dimostrazioni, che invece per l’ambiente azzimato in cui si trova sono fondamentali.

Le manifestazioni di ostilità – un po’ a tutti i livelli – non tardano ad arrivare, e perfino i rapporti e la sostanziale amicizia tra il docente e il disallineato discente (benché i ruoli siano in effetti intercambiabili) si incrinano.

Rallentata da qualche ingenuità (soprattutto la mancanza di precauzioni nel trattamento della tubercolosi), l’opera – dalla biografia scritta da Robert Kanigel comunque riporta alla luce un personaggio che lo merita.

Northam è Bertrand Russell.

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Max Marmotta