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Recensione

Fra i lungometraggi animati digitalmente assurti all’agognato rango di “classici Disney (meno di una decina di titoli realizzati a partire dal 2000, anno del legnoso Dinosauri), fino a oggi spiccavano per ritmo e ironia soprattutto un paio di fiabe, Rapunzel e Frozen, mentre il recente Big Hero 6, oltre a chiamare in causa la Marvel, provava a punteggiare il divertimento con tematiche più adulte.

Zootropolis dalla città in cui si sviluppa la trama (Zootopia in originale), suddivisa in quartieri che ripropongono ambienti selvatici e popolata esclusivamente da mammiferi umanizzati che (dettaglio dirimente) mantengono le loro proporzioni naturali – rappresenta il coronamento di una fase alquanto brillante.

Infatti, dietro a un plot spassoso, limato, satirico e corredato da quadrupedi erecti dalle caratteristiche sufficientemente coerenti (a cogliere le allegorie sulla nostra quotidianità), c’è un discorso profondo ed edificante su pregiudizio e ghettizzazione.

Al centro della vicenda (in parte gialla, in parte di riscatto) l’energica coniglietta Judy, decisa fin da bambina a entrare in polizia e sbattuta, per sfiducia, a prendere multe, e il volpone Nick, la cui indole è quella di truffare.

Indirettamente memori delle migliori “strane coppie” hollywoodiane, i due fanno squadra per smascherare un complotto a base di regressi e sparizioni di parecchi loro concittadini.

Potete andarlo a vedere pure se non avete bambini. .

Max Marmotta