
A.I. – Intelligenza artificiale
- Steven Spielberg
- Frances O'Connor, Haley Joel Osment, Jude Law, Sam Robards
- Avventura, Drammatico, Fantascienza
- Stati Uniti
- 29 June 2001
Trama
In un futuro remoto lo scioglimento delle calotte polari costringe gli esseri umani a razionare le scarse risorse e a controllare rigidamente le nascite.
Il professor Hobby, scienziato della Cybertronics, azienda specializzata nella creazione di androidi, vara un progetto rivoluzionario: David, il primo robot bambino programmato per amare.
Henry e Monica Swinton, il cui figlio è in coma, vengono scelti per sperimentare il nuovo prodotto. Il padre, dipendente della Cybertronics, accetta subito nonostante la diffidenza della moglie. Quest’ultima riesce, dopo molti sforzi, ad affezionarsi a David, ma il risveglio del piccolo Martin Swinton cambia per l’ennesima volta la vita familiare, spingendo i genitori, soprattutto Monica, a una dolorosa e crudele scelta.
Recensione
A. I. è una di quelle poche pellicole che può essere definita un cult, soprattutto a causa dei giudizi discordanti che ha suscitato tanto nella critica quanto nel pubblico.
L’incontro tra due artisti diversi, legati però da una simile concezione del cinema, rende inevitabile un tale destino, specie se il risultato coniuga l’intento di approfondire il tema dell’intelligenza artificiale con una versione cinematografica di Pinocchio.
Spielberg omaggia il maestro Kubrick citandolo e imitandone lo stile, senza disdegnare i riferimenti ai classici da lui stesso firmati, quali E. T., Incontri ravvicinati del terzo tipo e Schindler’s List (sempre notevole la sua capacità di descrivere l’intolleranza del genere umano).
Lo svolgimento della vicenda, i suoi protagonisti, come lo stesso finale aperto a diverse interpretazioni, rispettano in pieno gli intenti del libro di Collodi, ma paradossalmente questa forte e dichiarata relazione priva l’opera del suo fascino da favola fantascientifica.
Un film discontinuo, rigorosamente professionale, che conferma il bravissimo Haley Joel Osment e che aggiunge ben poco a quanto già detto da Ridley Scott e dallo stesso Stanley Kubrick.