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Recensione

Cinque film “in proprio” nell’arco di dodici anni, quattro anche diretti (solo gli ultimi due autonomamente): Ficarra & Picone continuano senza troppa fretta il loro percorso cinematografico, perseverando nella costruzione di trame semplici, dall’impatto immediato sul pubblico, adatte a ospitare gag al contempo ciniche e gentili (mai volgari), provviste con costanza di risvolti a sorpresa e di comprimari scelti con cura (quando non con affetto) ai quali affidare spazi generosi e battute divertenti (a questo giro segnaliamo almeno la bravura della Tirinnanzi, la solidità di Rigillo, la misura di un ritrovato Paolantoni).

Non ci tengono ad accentrare l’attenzione su di loro, Salvo e Valentino, sono più preoccupati di offrire al pubblico uno spettacolo leggero e sincero, genuinamente dotato perfino di una non ingombrante morale.

La loro più recente commedia, in termini di confezione, fa dimenticare il “rallentamento” di Anche se è amore non si vede e ci racconta di due amici che, per problemi lavorativi, da Palermo – luogo d’origine dell’uno – si trasferiscono in un piccolo centro della provincia – che diede i natali all’altro – nella speranza di sbarcare il lunario con più facilità.

Al più scafato dei due balena un’idea: perché non ospitare i numerosi parenti anziani e vivere delle loro pensioni? Segno dei tempi, lo stratagemma si rivela redditizio, finché… Chiusa con una dose forse eccessiva di ottimismo, la storia contiene tanti spunti attuali trattati con ironia, alias piccoli inviti alla riflessione.

Max Marmotta