
Ararat
- Atom Egoyan
- Brent Carver, Bruce Greenwood, Charles Aznavour, Christopher Plummer, David Alpay, Elias Koteas, Eric Bogosian, Marie-Josée Croze, Simon Abkarian
- Drammatico
- Canada, Francia
- 20 May 2002
Trama
Mentre l’operatore Raffi, di ritorno dalla Turchia, carico di bobine sospette e perciò fermato all’aeroporto, subisce un lungo ma rilassato interrogatorio da David, doganiere canadese alle soglie della pensione che ha molte difficoltà ad accettare l’omosessualità del figlio Philip, custode in un museo, la sua sorellastra ed amante Celia continua ad accusare la matrigna Ani, studiosa esperta del pittore Gorky, della morte del padre.
Raffi ha da poco lavorato sul set del famoso regista Edward Saroyan, che finalmente è riuscito a raccontare in pellicola, con l’aiuto dello sceneggiatore Raoul e la consulenza di Ani, l’olocausto degli armeni (da cui discende), perseguitati dagli ottomani nel 1915.
Fra gli attori c’è Martin, impegnato nel ruolo del medico americano Clarence Ussher, dai cui diari fu possibile ricostruire il terribile evento, e Ali, compagno d’origine orientale di Philip, roso a posteriori da un atavico senso di colpa per avere interpretato nel film un aguzzino.
Recensione
Salutato tiepidamente al festival di Cannes 2002, dove non poteva mancare qualche polemica turca (dato che la nazione in questione ha sempre negato di aver praticato tale pulizia etnica), Atom Egoyan, di origine armena, senza rinunciare agli archetipi della sua narrazione e facendo parlare per sé il personaggio di Saroyan (un Aznavour che si è fatto a lungo attendere prima di tornare sullo schermo), ci offre l’ennesimo esempio di metacinema.
Il risultato si avvicina a Crimini invisibili di Wim Wenders, con brani estremamente riusciti che si alternano ad altri indugianti o meno felici.
Ciò non sottrae comunque valore ad una pellicola che, interpretata da un cast valido e vario (nel quale si distingue Koteas, già diverse volte con Egoyan, così come la Khanjan, moglie del cineasta, e Greenwood), ha il merito di svelarci alcune pagine di storia misconosciute; il regista ne è cosciente, e con abilità ci mostra un solo punto di vista per quasi la prima metà di film, per poi sollevare dubbi, rettifiche, smentite da contrastare alla dilagante indifferenza, ricordandoci così che non esiste mai una verità al 100%.