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Trama

Gennaio 1972, città di Londonderry, al confine tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda. Nonostante i numerosi divieti, il deputato protestante Ivan Cooper organizza una grande marcia pacifica per i diritti civili contro il governo inglese, colpevole di avere discriminato i cattolici nordirlandesi.

L’intera zona è presidiata dall’esercito britannico, le cui direttive prevedono la linea dura contro i manifestanti facinorosi.

I numerosi posti di blocco costringono gli organizzatori a cambiare più volte il percorso e impegnano in particolare Cooper nel tenere a bada gli abituali lanciatori di sassi e i miliziani dell’I.

R.A., ulteriormente innervositi dalla presenza di alcuni parà incaricati di eseguire un arresto di massa.

Recensione

L’unico commento musicale a Bloody Sunday lo troviamo nei titoli di coda. Si tratta del brano quasi omonimo degli U2, prima testimonianza fruibile in tutto il mondo di un’orribile piaga della recente storia del Regno Unito.

Paul Greengrass la affronta nel migliore dei modi, riesumando l’autentico free cinema anni ’60; si affida infatti a una fotografia sporca e a uno stile nervoso e documentaristico, caratterizzato da riprese essenzialmente a spalla e da sequenze brevissime delimitate da continue dissolvenze in e dal nero, senza disdegnare piccole drammatizzazioni in chiave romantica, che coinvolgono magari un protestante e una cattolica innamorati in un contesto che li vorrebbe separati.

Quasi insopportabile la tensione che emerge dalla descrizione delle ore immediatamente precedenti alla marcia, segnate anche da un telefono che squilla incessantemente nelle varie stanze del potere, mentre per le strade dei quartieri la gente si confronta con la propria sete di giustizia, inevitabilmente indirizzata verso lo scontro armato come unica reazione agli omicidi di tredici manifestanti inermi.

Il regista analizza quattro contesti diversi nell’arco di una giornata (tra i militari gli ufficiali e i parà, tra i nordirlandesi gli attivisti e i giovani), puntando il dito soltanto contro un ordine superiore volutamente defilato, fonte della bieca boria di alcuni militari-pedine e della degenerazione di una già incoerente lotta politica nordirlandese.

Nuova ottima prova per James Nesbitt (Cooper), famosissimo in Inghilterra e ingiustamente poco noto in Italia.

Orso d’oro ex-æquo al festival di Berlino 2002.

Sax Marmotta