Trama

Un giorno il temutissimo pistolero siciliano Boe Tamburo, già messo in guardia, tempo addietro, dall’untuoso Nick Parola, si sveglia nella sua cella con un paio di corna in testa.

Determinato a difendere il proprio onore, evade da Marranzano Prison e si mette in caccia di colui che ha giaciuto con sua moglie Donna, bellissima mora desiderata da tutti i compaesani.

Frattanto nel bar dell’avveduto Santo Vimino si mormora e si ironizza sulla figura di Boe, aizzato pure da una figura demoniaca; a parte gli “amici” di vecchia data, è lo “straniero” Steve Mancino, salentino, a sproloquiare pericolosamente.

Lo sceriffo del nord Frankie Cuzzata, che aveva già arrestato Tamburo, con l’aiuto dell’inetto vice Russo, torna sulle tracce dell’assassino tradito.

Recensione

Western ambientato in Sicilia, con scritte ad hoc nei titoli di testa e collocazione atemporale intenzionale e divertente, ritmato da musiche tradizional-leggendario-moderne composte da Almamegretta (il cantante Raiss fa pure il diavolo) e Calexico (i momenti cantati, però, sono inutili), montaggio e atmosfere che evocano rispettosamente Leone, facce giuste, nomi idonei, buone scenografie e notevoli costumi, una consistente dose di surrealismo, mix di dialetti siciliani (e c’è persino il pugliese stretto!), costi sostanzialmente bassi, le cicale: vien voglia di difendere l’esordio di Sodaro, finora attivo solo nel corto.

Ma, ad onta delle interessanti potenzialità, il film si ferma al primo stadio della sua solleticante idea, rimanendo, soprattutto nella metà iniziale, senza nerbo e lasciando intendere che come mediometraggio (vista anche l’esperienza del regista) avrebbe funzionato molto meglio.

Insomma, una parodia con una marcia in più che non ingrana. Sframeli (Boe) si distacca dall’incerta prova recitativa di Due amici. La frase di lancio suona: “Fa più male una parola alle spalle che una pallottola in fronte”.

Max Marmotta