
Disperato aprile
- Walter Salles
- José Dumont, Luiz Carlos Vasconcelos, Rita Assemany, Rodrigo Santoro
- Drammatico
- Brasile, Francia, Svizzera
- 12 December 2001
Trama
Regione del Sertão, Brasile, 1910. È in atto una cruenta faida per il territorio tra le famiglie Breves e Ferreira. Della prima è già caduto il figlio maggiore Inácio; quando il sangue sulla camicia dell’ucciso diventa giallo, il padre manda Tonho a render la pariglia.
Nonostante le preghiere di Piccolo, il minore, che non ha un vero nome, il ragazzo vendica l’onore, autocondannandosi così a morte con le stesse modalità.
Durante il tormentato mese che segue, i fratelli s’imbattono nell’avvenente Clara, che lavora con Salustiano in un circo ambulante.
La giovane regala un libro a Piccolo, che, non sapendo leggere, comincia a fantasticare sul suo contenuto, e fa colpo su Tonho.
Recensione
Fiaba triste e crudele (trasposta dall’opera di uno scrittore albanese) collocata in sconsolanti paesaggi desertici per l’autore di Central do Brasil e Midnight, che non si scorda di vivacizzare la cornice da tragedia greca con fantasiose invenzioni visive.
È presente anche una forte dimensione poetica, che emerge ogniqualvolta i giovani Breves provano ad evadere dal duro lavoro (estraggono melassa e sono sfruttati dai compratori), imposto da un padre padrone la cui chiusa mentalità rappresenta in pieno le distorsioni umane.
Pure la cecità fisica del capofamiglia dei Ferreira –che attendono con eccessiva impazienza l’ingiallimento della camicia– non è casuale, poiché, come spiega Piccolo all’inizio, in mezzo a tanta ferocia si è già strani se si rimane con un occhio solo.
In tale (limitata) ottica, il circo (che ammicca a La strada), porta una ventata di freschezza, di divertimento, l’apertura all’amore.
Il rapporto tra i suoi due componenti rimane volutamente ambiguo, ma la sua funzione è insostituibile.
Non si può fare a meno di rimarcare che la storia “deve” finire così, con una morte (che si consuma nella consapevolezza, persino altrui) pudicamente lasciata fuori campo, probabile fine dei conflitti anche per le immaginabili conseguenze che comporta (sempre secondo i codici d’onore).