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Trama

Dopo il terribile terremoto che ha colpito molti paesi dell’Umbria, gli abitanti di Cacchiano sono costretti a mesi di sacrifici.

Il vicesindaco si mette sin da subito in gioco in prima persona, sollecitando concreti progetti di ricostruzione.

Ma la sua famiglia (moglie e due figli maschi), dopo aver diviso il camper con un giovanotto e sua madre malata e avere occupato uno dei container messi tardivamente a disposizione dalla protezione civile, dimostra di mal sopportare la situazione.

Anche i compaesani non gradiscono le promesse non mantenute e il fatto che i governanti preferiscano preoccuparsi di un affresco del Beato Angelico rovinato dal sisma anziché della ricostruzione del comune.

Recensione

Il film della Archibugi, di primo acchito, punta il dito contro una delle tante vergogne nazionali (lodevolmente, senza indugiare nel tragico) per poi concentrarsi sulle singole realtà, legate ai più comuni rapporti umani, con i vari egoismi e menzogne.

Nonostante lo sguardo sui bambini continui ad essere attento (com’è consuetudine per l’autrice), è proprio questo risvolto “normalizzante” a nuocere alla pellicola, che perde così di vista la sua peculiarità: rammentare la sorte delle vittime di calamità naturali.

Oltre all’ormai brava Muti e all’inglese James Purefoy (è il restauratore), disparate partecipazioni amichevoli: Niccolò Senni (già ne L’albero delle pere), Silvio Vannucci, Raffaele Vannoli (l’inviato di Polpo News, in stile Striscia la Notizia) e il regista Paolo Taviani nel ruolo dell’“addolorato” ministro.

Max Marmotta