
Ehrengard
- Emidio Greco
- Alessandro Haber, Audrey Matson, Caterina Boratto, Christian Borromeo, Jean-Pierre Cassel, Lea Padovani
- Drammatico
- Italia
- 4 July 1982
Trama
In una corte ottocentesca centroeuropea il giovane principe Lotario, così restio al matrimonio, con grande disappunto della madre, la granduchessa di Függer-Barbenhausen, preoccupata di dar seguito alla dinastia, convola finalmente a nozze con l’altrettanto nobile Ludmilla.
Il problema è che l’erede nascerà con due mesi di anticipo, e il disonore comprometterà senz’altro la successione al trono, reclamato da altri avidi parenti.
Il pittore Wolfgang Cazotte, noto dongiovanni amico della contessa von Gassner ed effettivamente responsabile, con i suoi consigli, della ritrovata baldanza di Lotario, propone una soluzione: trasferire per qualche mese i neo-sposi nell’isolato castello di Rosenbad, in modo da annunciare l’arrivo del neonato a tempo debito.
Come dama di compagnia l’artista propone la bellissima amazzone Ehrengard, che egli vuole assolutamente sedurre, mentre la scelta della balia ricade su Lispeth.
Ma la gelosia sospettosa del marito di quest’ultima, Matthias, rischia di mandare a monte il piano.
Recensione
Curioso il destino distributivo di questo film di Emidio Greco: mostrato alla chetichella dopo il fallimento della Gaumont, passò in televisione nove anni dopo la sua realizzazione, continuamente interrotto dalle notizie sulla Guerra del Golfo; adesso la Keyfilms gli dà una visibilità più dignitosa.
È cinema calligrafico, molto simile per ritmi ponderanti (e a volte, purtroppo, per recitazione ingessata) ad alcune opere successive del regista: Un caso d’incoscienza, Milonga, Il principe d’Egitto.
Peraltro, la fonte (un libro di Karen Blixen firmato sotto lo pseudonimo di Isak Dinesen) offre uno spaccato di cinica vita nobiliare alquanto sapido e intelligente; in pratica, la pellicola contiene più di quanto non sembri a prima vista.
Inoltre, la fotografia di Beppe Lanci, i costumi di Lia Morandini e le scenografie di Amedeo Fago contribuiscono alla straordinaria ambientazione, tanto fredda quanto credibile, facendo passare in secondo piano la sottile crudeltà dell’elegante Cazotte (un Jean-Pierre Cassel, perfettamente doppiato da Luigi La Monica, una spanna al di sopra degli altri interpreti) e persino il discorso artistico (riscattato però dalle immagini) che attraversa silenziosamente la trama, non a caso suddivisa in tre ideali atti.
Insomma, un prodotto elitario: se fosse meno snob (emulazione dei personaggi?), sarebbe completamente riuscito.