Girlfriend in a Coma

Bill Emmott, cronista britannico e in precedenza direttore del prestigioso The Economist, concepisce e “conduce” un osteggiato documentario – per la regia di Annalisa Piras – nel quale, prendendo a prestito una canzone degli Smiths, tenta di scendere negli inferi della crisi (non solo economica) che attanaglia la nostra nazione, sezionarne le cause, comprendere le origini dei nostri annosi malanni.

In effetti Emmott descrive l’Italia, di cui si dichiara da sempre innamorato, proprio come la sua “fidanzata”, che versa in stato comatoso a causa della cattiva politica e, in sostanza, della volontà di pochi individui che manipolano a piacimento la cosa pubblica, abbindolando gli elettori con vari mezzi.

E non c’è unicamente Berlusconi, pur preso di mira sin dall’inizio. Con l’aiuto di numerose interviste a rappresentanti istituzionali in carica all’epoca delle riprese (Monti e Fornero), a giornalisti (Calabresi e Travaglio, che non poteva mancare), responsabili della FIAT (Marchionne ed Elkann), scrittori (Saviano ed Eco), gente di cinema (Moretti e Servillo), vien fuori un quadro – includente vizi ma anche virtù –sinceramente accorato, malgrado “abbellimenti”, affettazioni e qualche partecipazione meno indicata.