
Good Bye Lenin!
- Wolfgang Becker
- Chulpan Khamatova, Daniel Brühl, Florian Lukas, Katrin Saß
- Amazon Prime, Commedia, Da Riscoprire, Drammatico
- Germania
- 9 February 2003
Trama
Berlino Est, 1989. Le imprese del cosmonauta tedesco democratico Sigmund Jähn rendono orgogliosi i suoi compatrioti, e la signora Christiane Kerner, abbandonata anni prima dal marito, recatosi in Germania Ovest, compensa il suo stato depressivo con un intenso attivismo politico per il partito comunista.
La vista di suo figlio Alex all’interno di una manifestazione di protesta le causa un malore che la fa cadere in coma.
Si risveglia inaspettatamente otto mesi dopo, quando il celeberrimo Muro è caduto. Informato dai medici sulla precarietà della salute della donna, Alex cerca di evitarle traumi che potrebbero ucciderla; su tutti, ovviamente, l’avvento galoppante del capitalismo.
Così, con l’aiuto della fidanzata russa Lara (infermiera), del fantasioso amico Denis (che lavora presso un’emittente televisiva), della scettica sorella Ariane e del suo sprovveduto boy-friend “occidentale” Rainer, il ragazzo costruisce con fatica attorno alla genitrice un mondo artificiale, relegandola in casa e occultandole i palesi segni del cambiamento.
Recensione
Una commedia (con le dovute venature drammatiche) che parla di mutazioni storico-politiche può essere più istruttiva di un film dai dichiarati intenti didattici, in quanto dotata di maggiore fruibilità.
Un’operazione del genere richiede rara oculatezza narrativa, la stessa che dimostra il regista tedesco (a dispetto del titolo anglo-russo) Wolfgang Becker in questo suo garbatissimo e riuscito lungometraggio.
L’utopistico radicalismo comunista è raccontato, con affetto, nella sua involuzione fallimentare, ma anche nel suo brutale schiacciamento da parte del capitalismo imperante.
Come la messinscena del protagonista tende a suggerire (ricordandoci, tra l’altro, che la verità non è mai quello che sembra), la soluzione migliore è l’attuazione moderata di un ideale che avrebbe le carte in regola per risultare vincente; e ciò al di là di ogni fanatismo aprioristico, che è poi l’atteggiamento tutto sommato doloroso della madre (una eccellente Katrin Sass), incapace di rinunciare ai cibi poveri –cetriolini in testa– esaltati dal suo partito.
Incasso fuori dal comune in patria, l’opera, presentata con successo alla Berlinale 2003, è ricca di salaci simboli (il “coma” in cui versa il socialismo, il cambio della guardia) e testimonia argutamente della per certi versi mancata fusione tra le due Germanie.
Come se non ci fossero già abbastanza motivi per correre a vederla, la pellicola è piena di intelligenti omaggi, soprattutto a Kubrick: 2001 e Arancia meccanica; e sicuramente, a proposito di quest’ultima citazione, non è un caso che il carattere principale si chiami Alex, e neppure che la sua ragazza risponda al nome di Lara (rimembrate l’infermiera de Il dottor Zivago?).