
Il costo della vita
- Philippe Le Guay
- Camille Japy, Fabrice Luchini, Géraldine Pailhas, Vincent Lindon
- Commedia
- Francia
- 30 July 2003
Trama
Gilbert è un ristoratore di Lione, tanto nei guai con il fisco quanto incoscientemente votato ad invitare a cena chiunque conosca e a sobbarcarsi nuovi rischi finanziari, con logico disappunto della moglie Milène, vicina al parto.
Brett, invece, non ha certo problemi di soldi, ma non riesce a spendere alcunché, delegando il pagamento del conto ai colleghi ormai indispettiti e fuggendo di fronte all’implacabilità di un tassametro; una volta, al momento di pagare, ha addirittura piantato la fidanzata in una boutique.
Patrick lavora nel locale di Gilbert e caldeggia l’assunzione della disperata Laurence, appena incontrata.
La ragazza, che ha qualcosa da nascondere, si rivela però un disastro nel servire in tavola. Nicolas è un anziano imprenditore reduce da un infarto, impegnato a liquidare le sue aziende a beneficio di una nuova esistenza, senza moglie e con molte ore da passare in palestra, dove ha perfino adocchiato la giovane infermiera Martine.
Héléna è una prostituta d’alto rango abile nel risparmio, che decide di aiutare il cocciuto Brett a guarire dalla sua taccagneria.
Recensione
Una commedia sull’euro e sulle sue conseguenze sull’economia, micro e macro, era fisiologica, la sua realizzazione era soltanto questione di tempo.
Meno male che sono arrivati prima i francesi nella persona di Le Guay, che ha radunato una bella banda di attori capeggiati dallo scialacquone Lindon (Gilbert) e dal tirchio Luchini (Brett, che rasenta l’idiosincrasia grottesca del ruolo interpretato in Uomini & donne istruzioni per l’uso), seguiti a ruota dalla consueta classe di Rich.
Commedia (con gioco di parole, come ha argutamente notato qualcuno, nel titolo originale tra “coût”, costo, e “goût”, gusto), ma mica poi tanto, dato che non è difficile distinguere la sottile tragicità che vena il racconto, nel quale trova posto anche una rubiconda operaia con figlio disabile, disposta a scendere in piazza e non solo pur di non cadere in povertà.
A parte lei, tutti i personaggi, rigorosamente rapportati al denaro, non hanno grossi problemi di sostentamento: sì, Gilbert è in bolletta, tuttavia vive al di sopra delle sue possibilità.
Sicché, vien fuori un’analisi dell’infelicità “a prescindere”, che è evidentemente un sintomo dell’epoca.
Il film si conclude egregiamente, con troppe parentesi aperte, comunque indirizzato tenuemente verso la speranza in una sanazione collettiva.
Però punti morti e distrazioni (nel 2001 c’era il doppio prezzo) sussistono.