Il cubo 2: Hypercube
- Andrzej Sekula
- Geraint Wyn Davies, Grace Lynn Kung, Kari Matchett, Matthew Ferguson
- Fantascienza, Giallo, Thriller
- Canada
- 15 April 2002
Video & Photo
Trama
Alcune persone senza nulla in comune, provenienti da differenti città, si trovano inspiegabilmente rinchiuse in una immensa struttura costituita da numerose stanze cubiche, comunicanti tra di loro attraverso delle botole.
Chi c’è dietro tutto ciò? E, soprattutto, come si può uscire? La psicologa Kate, l’investigatore privato Simon, sulle tracce di una certa Becky Young, l’ingegnere Jerry, il programmatore Max, l’avvocatessa Julia, la non vedente Sasha e la signora Paley, ex-matematica teorica un po’ suonata, tentano di collaborare per salvarsi dai trabocchetti che ogni cubo cela e aprirsi una via per l’evasione.
Frattanto, dai continui confronti tra i membri del gruppo emergono due possibili responsabili dell’oscuro progetto: la Izon, multinazionale specializzata in armi, e il leggendario hacker Alex.
Recensione
E così anche il piccolo cult Cube – Il cubo, realizzato cinque anni prima da Vincenzo Natali col budget irrisorio di 350.000 dollari e con una troupe giovane, deve cedere il passo a un seguito ben più costoso. Dotato di effetti visivi e scenografie elaborati (botole che si aprono automaticamente e nuove trappole ultradigitali), il film mantiene in comune col predecessore la tipica situazione claustrofobica a cui il pubblico è avvezzo dai tempi di Alien, unita a componenti da thriller scientifico dove ogni elemento complesso viene spiegato chiaramente anche ai profani.
Ma trattandosi di sequel, tanto vale lanciare il cuore oltre l’ostacolo e passare da banali funzioni matematiche alla teoria del cubo a quattro dimensioni, un postulato di fisica quantistica.
E se, al pari del collega italocanadese, il regista Sekula (già direttore della fotografia per Tarantino) si vota a una confezione volutamente trash, allora una sua tragica costante è l’incapacità di innescare il necessario –per il genere– meccanismo della tensione; causa anche di una degenerazione narrativa al limite del plagio grottesco: Simon (Geraint Wyn Davies), dopo aver perso letteralmente la testa, diventa un assassino cannibale collezionista di orologi.
