Irréversible

L’affiatata coppia Bellucci-Cassel (per la settima volta insieme) può sforzarsi quanto vuole nel difendere il lavoro del giovane Noé, ma ciò non impedisce di riconoscere la piena imperfezione della pellicola.

Impossibile sorvolare sullo scandalo, preconfezionato presso la passerella di Cannes, scaturito dalla dura sequenza a inquadratura fissa dello stupro nel tunnel (nove insopportabili minuti), ma anche inevitabile fulcro di un film privo di sceneggiatura, dove gli effetti visivi toccano livelli (fini a se stessi) da snuff movie e dove i volteggi etilici della mdp costituiscono gli estremi di piccoli segmenti narrativi montati a ritroso fin dai titoli di coda, banali metafore della vita, letta come un insieme di fatti, anche violenti, irreversibili; Noé arriva a scomodare Truffaut, David Lynch, Lars Von Trier, Kubrick, Schnitzler e il coetaneo Nolan, ma si rivela solo come un ottimo tecnico, un po’ carente di idee, interamente votato all’avanguardia totale, erroneamente interpretata come pura provocazione compiaciuta.