
Jojo Rabbit
- Taika Waititi
- Alfie Allen, Archie Yates, Rebel Wilson, Roman Griffin Davis, Sam Rockwell, Scarlett Johansson, Stephen Merchant, Taika Waititi, Thomasin McKenzie
- Amazon Prime, Commedia, Drammatico, Guerra
- Nuova Zelanda, Repubblica Ceca, Stati Uniti
- 7 November 2019
- English, German
Recensione
Impossibile aggiornare Chaplin (che non conoscendone tutte le turpitudini dileggiava il nazismo mentre questo era al culmine), e anche le stagioni de La vita è bella, Train de vie e Jakob il bugiardo non sono più così recenti. Dunque il regista neozelandese Taika Waititi, giunto a notorietà dopo Thor – Ragnarok (benchè sia attivo e apprezzato da parecchio), si è preso un bel rischio imbastendo una commedia sopra le righe (da lui sceneggiata, dal romanzo di Christine Leunens) su un decenne ariano, Johannes detto Jojo (soprannominato “coniglio” per la sua sensibilità e la conseguente incapacità di uccidere la suddetta bestiola durante un’esercitazione dagli esiti vieppiù rovinosi), interpretato dal promettente Roman Griffin Davis, che nella Germania del 1944 (però i set sono cechi) è suggestionato da un’educazione in un campo d’addestramento improntata all’odio antisemita (e in tal senso è ugualmente interessante il secondario percorso del “commilitone” Yorki, alias Archie Yates). Il ragazzino è condizionato al punto da avere per amico immaginario – accostato agli unicorni! – addirittura Hitler (nella cui divisa si cala lo stesso Waititi), ridicolo e infantile come tutti dovrebbero percepirlo (un bambino, ingenuo e spontanemente “cattivo”, è chiaramente indottrinabile, tuttavia – sembra domandarsi/ci il film – perché un simile despota e la sua ideologia repressiva, ieri e oggi, attecchiscono?).
Per fortuna Rosie (un’irreprensibile Scarlett Johansson), madre del piccolo protagonista (che, per dire, non sa ancora allacciarsi le scarpe), addolorata per la perdita della primogenita e per la lontanananza del marito, inviato al fronte in Italia, è più illuminata: dà segretamente rifugio a Grace (Thomasin McKenzie, vista in Senza lasciare traccia), giovanissima e intelligente orfana ebrea. Quando Jojo lo scopre, tace per non inguaiare la genitrice e ne approfitta per studiare il “mostro” da vicino, innamorandosene. E crescendo.
Provvisto di contenuti apparentemente divertenti ma spessi (si inizia con le masse in delirio per il regime al pari dei fans dei Beatles al ritmo di I Want to Hold Your Hand e si chiude con Heroes di David Bowie, versioni tedesche), attento nel tracciare le psicologie (con l’espediente delle finte lettere, per esempio), il film è per l’appunto maggiormente incline a far riflettere che a far ridere, approdando a un finale idoneo. Fra le figure di contorno l’istruttore inflessibile per convenzione di Sam Rockwell e il suo collega/compagno Alfie Allen, la terribile Fräulein di Rebel Wilson (ruolo cucitole addosso) e l’ufficiale della Gestapo Stephen Merchant, al centro della scena più tesa.