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Recensione

Ennesima biografia della stagione, l’opera del regista e sceneggiatore Bill Condon (Demoni e dei) ripercorre la vita di Alfred Kinsey (Liam Neeson), pioniere della ricerca scientifica sulla sessualità in America.

Cresciuto in una famiglia con un padre pastore metodista (un grande John Lithgow), il quale tuonava dal pulpito contro le immorali chiusure lampo, se ne allontana e diviene un famoso entomologo presso l’Università dell’Indiana (raccoglie cinquecentomila esemplari della vespa delle Galle).

Le domande dei suoi studenti e l’incontro con Clara (Laura Linney), che diventerà sua moglie, lo spingono a riflettere e investigare sui costumi sessuali dell’animale uomo.

Inizia così un imponente progetto di ricerca applicando il medesimo metodo utilizzato nello studio degli insetti.

Intervistando –con l’aiuto degli assistenti Clyde (Peter Sarsgaard), Paul (Timothy Hutton) e Wardell (Chris O’Donnell)– quante più persone possibili circa i dettagli delle loro esperienze o preferenze, fa confluire il suo lavoro nel saggio del 1948 “Il comportamento sessuale nel maschio umano”, che diviene un controverso best-seller, meritevole di rivelare pratiche per lo più ignorate, nascoste e persino ritenute illegali.

Una lotta senza quartiere contro la repressione di un atto del tutto naturale, che si scontra con le severe convenzioni sociali dell’America puritana, la quale non sta a guardare e bolla presto lo scienziato come sovversivo, sostenuta anche dalle indagini “a tutto campo” di Hoover.

Ma questo fa solo da sfondo. Infatti a Condon preme di più concentrarsi sul vulcanico e contraddittorio carattere principale, capace di intuizioni troppo all’avanguardia per i suoi tempi e incapace di distinguere la vita privata dalla vita scientifica, capace di scandagliare migliaia di piccoli mondi mantenendo l’assoluta imparzialità e incapace di metterla in pratica con gli affetti più cari.

Peccato però che la forza del soggetto, trainato da un personaggio così complesso, si esaurisca nella seconda parte del film, intrisa di sentimentalismo da melò hollywoodiano con inserti più impacciati che poetici.

Il tutto anche perché manca un protagonista istrionico: la passione e la concentrazione di Neeson si avvertono pienamente, ma la Linney è decisamente un gradino più su.

Sax Marmotta