
Kitchen stories – I racconti di cucina
- Bent Hamer
- Bjørn Floberg, Joachim Calmeyer, Reine Brynolfsson, Tomas Norström
- Commedia, Drammatico
- Norvegia, Svezia
- 1 January 2003
Trama
Anni ’50. Folke è uno dei 18 osservatori svedesi inviati in un villaggio della Norvegia dall’HRI (Home Research Institute), reduce da uno studio sulle casalinghe nazionali, per rilevare le abitudini in cucina degli scapoli del luogo.
Come i suoi colleghi è munito di un’auto, di una roulotte ovoidale e di una sedia da arbitro per registrare gli spostamenti del suo ospite volontario, che poi è l’anziano Isak, dapprima pentito di avere dato il suo assenso e perciò restio a farlo entrare.
Superate le remore, comincia l’esperimento: ai due individui non è permesso di comunicare né di interagire, per non alterare gli equilibri domestici.
Ogni tanto Malmberg, superiore di Folke, fa un sopralluogo; è già alquanto scontento di Green, che avrebbe cominciato a parlare con il single assegnatogli.
Intanto Isak, che frequenta soltanto l’amico Grant e non si reca da tempo dal dottor Benjaminsen per farsi visitare, ha praticato un foro nel pavimento della sua stanza al piano di sopra, per spiare Folke.
Tra i due, inevitabilmente, inizia a svilupparsi una singolare solidarietà.
Recensione
Norvegesi e svedesi sfatano la loro bonaria rivalità co-producendo questa amara commedia, piena di frecciatine riguardanti la neutralità della seconda in tempi di guerra, i sensi di marcia all’epoca diversi, la chiusura degli uni verso il puntiglio degli altri, convinti di poter migliorare la qualità della vita di donne e uomini scandinavi attraverso una straniante ricerca, realmente effettuata in quel periodo, fatta di tracciati atti a testimoniare quanto si camminava in casa propria (una distanza dal nord Europa al Congo, venne dichiarato, che poteva essere sensibilmente ridotta grazie a nuovi utensili e altre collocazioni degli strumenti di cucina).
Attraverso espedienti narrativi spiritosi (vedi l’equivoco del cavallo “in omaggio”) e lunghi silenzi (caratterizzanti soprattutto la parte iniziale, comunque, checché se ne dica, mai noiosa), si parla di solitudine, insoddisfazione, alienazione, invidia (dell’insospettabile Grant), di desiderio, bisogno di spiare; ma anche di non sempre tacita amicizia, inarrestabile e necessaria, e, a dispetto della collocazione temporale, del senso di dispersione dei giorni nostri.
Il regista, dopo la sapiente svolta narrativa, affibbia a sorpresa un finale equilibratamente misterioso, nel quale si potrebbe azzardare, per esempio, che nel ronzino malato c’è l’anima dell’acciaccato Isak.
Nei crediti, titolo e sottotitolo sono invertiti.