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Recensione

Lo hanno lanciato come uno “spaghetti-noir”, ed è una definizione abbastanza calzante. Sandrone Dazieri ha adattato per lo schermo, insieme a Pasquale Plastino, il suo libro, affidando la regia a Carlo Sigon.

Quest’ultimo si presenta come un sicuro emulo, nel bene e nel male, di Salvatores (del resto, produce la Colorado…), sia per le atmosfere che infonde al suo primo lungometraggio, molto prossime a quelle di Quo vadis, baby? (la differenza è che qui si punta maggiormente all’ironia, anche a scapito del ritmo necessario a una trama gialla), sia per la composizione del cast: l’alacre Bisio (di nuovo protagonista dopo l’immoto Asini), Catania, Rocca, Storti (in più, c’è una sommessa partecipazione del lanciatissimo comico tv Stefano Chiodaroli).

La storia piacevolmente improbabile di una specie di bodyguard cremonese dalla radicata doppia personalità (quando l’occhialuto e intelligente Gorilla si addormenta, l’aggressivo Socio prende il suo posto) invischiato nell’indagine non autorizzata su un doppio omicidio collegato ad una tratta di albanesi, proprio mentre deve occuparsi di un vecchio e glorioso attore convocato in Italia a scopi biecamente commerciali (un autoironico Ernest Borgnine), offre persino spunto per qualche osservazione sulla vita degli immigrati nel nostro Paese, dove crepitano ancora troppi retrogradi focolai di razzismo.

Riuscire a ribadirlo finanche in un contesto sostanzialmente leggero è lodevole.

Max Marmotta