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Trama

JM è un giovane giapponese arricchitosi tramite truffe informatiche. Via computer prende accordi per acquistare una rara Citroën DS in Australia. Ma quando si reca sul posto per pagarla e ritirarla ha un’amara sorpresa: il tizio che doveva vendergliela ha sparato alla moglie e si è suicidato.

Una ragazza cieca dai capelli rossi, BG, spiega al potenziale compratore cosa è successo e lo convince a intraprendere un viaggio per raggiungere il vero proprietario dell’auto, soprannominata la “Dea”.

Recensione

Uno strano road-movie, questo diretto dall’orientale trasferitasi in Australia Clara Law, fatto di flashback che vanno sempre più indietro nel tempo (tre, dieci, trenta anni) per restituirci il passato doloroso della protagonista, segnato da una violenza che si tramanda di generazione in generazione (sempre a causa della stessa persona).

Ciò non impedisce alla regista di adoperare un’ironia tagliente (i nomi impronunciabili, e perciò abbreviati, dei personaggi) e uno stile allucinato (vedi gli sfondi sfacciatamente finti che scorrono dietro alla Dea in movimento), dovuto anche all’efficace fotografia di Dion Beebe.

Il film è costruito in maniera abbastanza spiazzante, si fa perdonare qualche lentezza ed è impreziosito dalle interpretazioni, soprattutto da quella della per noi inedita Rose Byrne, per l’appunto Coppa Volpi all’ultimo festival di Venezia.

Nicholas Hope era Bad Boy Bubby.

Max Marmotta