
La mia vita a stelle e strisce
- Massimo Ceccherini
- Manuela Magherini, Massimo Ceccherini, Novello Novelli, Victoria Silvstedt
- Commedia
- Italia
- 1 January 2003
Trama
Il casolare nel quale il contadino Lando vive con il padre infermo è sconvolto dall’arrivo, che ben presto si tramuta in invasione, dei suoi parenti americani, rintracciati grazie alla trasmissione tv “Carràmba che sorpresa!”: l’obesa zia Giuly, scappata negli Stati Uniti 30 anni prima per seguire il militare di cui era innamorata, e suo marito Jack, ormai colonnello dell’esercito a riposo.
Come se le pretese della coppia non fossero già abbastanza ingenti (cibo in quantità industriali, super-antenna parabolica e elettrodomestici giganti, chili di carta igienica, sveglia alle 5 di mattina per nostalgiche esercitazioni), a completare il quadro famigliare giungono più tardi la seducente cugina Wendy, il suo scontroso figlioletto Nicholas e, buon ultimo, il loro marito e genitore Matt.
Lando, che da tempo si incontra con un’amante campagnola e confida le sue amarezze ad un tacchino al quale è molto affezionato, deve sopportare parecchie privazioni, finché… .
Recensione
Dopo l’indifendibile Lucignolo e Faccia di Picasso, sconclusionata commedia che comunque, nel tempo, lascia sorprendentemente qualcosa, Massimo Ceccherini punta più in alto, quasi a volersi distaccare definitivamente dall’amico Pieraccioni, e dà vita ad una sceneggiatura, scritta a quattro mani con Veronesi, dai contenuti più “seri”.
In un momento in cui si discute accesamente sull’inesorabile invasione culturale statunitense nel nostro Paese (e non solo), il comico toscano ci porta in un mondo rurale, ci fa partecipi delle priorità del suo Lando eppure gli lascia un (non sempre coerente) alone di cinismo; quindi, mette a dura prova la sua pazienza fino a farlo esplodere, benché la sconfitta, il fallimento della resistenza rimanga dietro l’angolo.
Può sembrare altisonante, tuttavia il contenuto è grosso modo questo. Le occasioni di riso, però, scarseggiano, e non per scelta, bensì per l’insopprimibile tendenza di Ceccherini –più in forma come attore– alla volgarità.
(e qui si contiene di certo). Il messaggio anti-esterofilo è sentito ma non abbastanza approfondito, anche perché mortificato dalle pause.
E poi il regista nelle interviste butta, ironicamente, acqua sul fuoco (“Non ce l’ho con gli americani, sono solo invidioso”).
Almeno due i particolari trascurati dallo script: il tabù dell’amore tra cugini sparisce improvvisamente e non viene chiarito se gli ospiti paghino i loro debiti.