
La ragazza con l’orecchino di perla
- Peter Webber
- Colin Firth, Judy Parfitt, Scarlett Johansson, Tom Wilkinson
- Drammatico, Sentimentale
- Lussemburgo, Regno Unito
- 12 December 2003
Trama
Delft, 1665. L’introversa Griet per contribuire al mantenimento dei genitori (il padre piastrellista ha perso la vista a causa di un incidente) riesce a farsi assumere in prova in casa del pittore Johannes Vermeer come fantesca.
L’artista, sostenuto dall’esigente mecenate van Ruijven, è sposato con l’insofferente Catharina ed ha una prole numerosa.
Il precario bilancio famigliare è amministrato rigidamente dalla suocera Maria Thins. L’arrivo della nuova e riservata inserviente, da subito bersaglio delle antipatie di una delle figlie del maestro, Cornelia, e invisa a Catharina, non passa inosservato.
Lo stesso Vermeeer non può fare a meno di notare l’inclinazione naturale della ragazza, corteggiata da Pieter, figlio del macellaio, a distinguere cromatismi e punti luce e ne fa, di nascosto la sua assistente.
Fino al giorno in cui, su suggerimento dell’interessato van Rujven, la sceglie come modella del suo prossimo quadro.
Recensione
Il dipinto in realtà si chiama “Ragazza con turbante”, sicché ignorate la didascalia finale. In effetti, non si tratta dell’unica infedeltà manifesta di questa trasposizione del best seller di Tracy Chevalier.
Debuttante nel lungometraggio di fiction, il regista Peter Webber, con la colpevole complicità della sceneggiatrice Olivia Hetreed, ritiene di poter rinunciare a descrizioni fondamentali (come quella presente nell’incipit) per la comprensione di personaggi e loro relazioni (per quanto le situazioni di povertà e i moti di meschinità emergano comunque), sicuro che il manierismo che pervade la sua pellicola, di quelli che piacciono tanto alla commissione degli Academy Awards, sia sufficiente a stregare il pubblico.
Intendiamoci: si tatta di una messinscena altamente professionale, impreziosita dalla sfumata fotografia di Eduardo Serra votata a dar vita ai quadri “nascosti” di Vermeer (un Firth in cerca di nuovi territori, più in parte della pallida protagonista Johansson), dalle perfette scenografie che riproducono l’Olanda del XVII secolo (le location, però, appartengono al vicino Lussemburgo) e da un’atmosfera che punta al concreto.
Ma è, per l’appunto, tale tenenza alla sintesi a snaturare molte delle pagine scritte e a rendere l’opera visivamente affascinante a chi sconosce la fonte letteraria; che comunque, bisogna specificarlo, non detiene particolari fondamenti storici.
Si poteva fare di meglio.