
La sicurezza degli oggetti
- Rose Troche
- Dermot Mulroney, Glenn Close, Mary Kay Place, Patricia Clarkson
- Drammatico
- Regno Unito, Stati Uniti
- 25 October 2002
Trama
Le esistenze di alcune famiglie abitanti in un quartiere residenziale si incrociano. Esther Gold accudisce con pazienza il figlio Paul, ex-musicista in coma, e rischia di mettere da parte sia la sorella di quest’ultimo, Julie che il marito Howard, peraltro apparentemente distaccati dalla tragedia; finché la donna non si iscrive ad un assurdo concorso… L’avvocato Jim Train trascura da anni i suoi cari a beneficio del lavoro (più della moglie Susan, a risentirne è uno dei suoi due bambini, Jake, a perenne colloquio con una bambola); quando però riceve una sonora delusione professionale, non trova altro scopo immediato che aiutare Esther a vincere la sua gara.
Helen Christianson, madre della piccola Sally e della guardia Bobby, malgrado la scorza dura, non è meno ignorata dal consorte Wayne.
Infine, c’è la stressata Annette, separata con due ragazzine a carico, la ritardata Rayanne e l’androgina Sam, stranamente importunata dal giardiniere Randy.
Recensione
Un po’ di American Beauty, molto dell’Altman dagli impianti corali (America oggi, soprattutto): Rose Troche abbandona l’omosessualità e l’eccentricità che caratterizzava le sue precedenti commedie (Go Fish, Camere e corridoi) per gettarsi a capofitto in un dramma a più voci derivante dai diversi racconti che compongono il libro di A.M. Homes. Il risultato, non potendo definirsi puramente originale, è più che decoroso; anzi, è notevole e coinvolgente, sia per la sua struttura a rompicapo (le vicende si chiariscono poco per volta tramite un accurato reticolo di flashback, egregiamente montato da Geraldine Peroni), sia per la convincente prova del cast (la Close e la Place avevano già lavorato insieme ne Il grande freddo, altro possibile punto di riferimento), proteso a incarnare personaggi egoisti e concentrati, come vuole il titolo, sul materiale, sul palpabile di cui l’umano, visibilmente sperduto, non riesce più a fare a meno.
D’accordo, sullo spettatore reduce dalla proiezione aleggia un senso di tristezza; ma di quelle salutari, tant’è che ci si continua a pensare.