
L’altra verità
- Ken Loach
- Andrea Lowe, Geoff Bell, John Bishop, Mark Womack
- Drammatico
- Belgio, Francia, Italia, Regno Unito, Spagna
- 16 March 2011
Recensione
Ci sono due tipi di opere di Ken Loach, quelle d’ambientazione (sub)urbana, con i protagonisti impegnati a combattere la povertà e l’ingiustizia sociale (vedi Riff Raff, My Name Is Joe, In questo mondo libero…), e quelle in cui l’autore, dimostrando d’essere attentissimo alla realtà che lo circonda in senso globale, viaggia per il mondo (La canzone di Carla, Bread and Roses) e all’occorrenza anche nel tempo (Terra e libertà, Il vento che accarezza l’erba).
Questa sua ultima fatica, come sempre intrisa di costruttiva rabbia, appartiene alla seconda categoria (e a entrambe le sue biforcazioni, se si vuole), poiché la vicenda prende le mosse in Iraq nel 2007.
Alla morte del suo amico fraterno Frankie (John Bishop), caduto in un attentato sulla letale Route Irish, che congiunge l’aeroporto di Baghdad con la zona americana, Fergus (il nervoso Mark Womack, doppiato in italiano da Luca Zingaretti), mercenario come lui, anzi responsabile del suo arruolamento nel miraggio del facile guadagno ma intanto ritornato nella natia Liverpool amareggiato e svuotato (lo testimonia in qualche modo il suo appartamento semi-deserto), inizia un’indagine personale per comprendere meglio l’accaduto, nell’assoluta convinzione che la sfortuna non c’entri affatto.
L’intuizione si rivela corretta, ma il metodo di ricerca è dettato da una mai sopita furia che appanna lo sguardo, oltre a condurre l’uomo fra le braccia della vedova del compagno, Rachel (Andrea Lowe).
Questa relazione, annunciata da un preesistente tatuaggio, sembra dimostrare un assunto: Fergus e Frankie sono praticamente la stessa persona, il male e il bene, il cane sciolto e quello fedele (fino a un certo punto), e i loro traghettamenti giovanili paiono simboleggiare un eterno, incompiuto passaggio all’età adulta.
Forse la chiusura è didascalica, ma rimane un ottimo film.