Trama

Tornato nel suo villaggio natale, Asht, in Tagikistan, dopo dieci anni trascorsi a Mosca (anche in galera), Hamro si reca dalla madre in apparenza morente, Halima, che gli chiede di completare un lavoro iniziato molto tempo prima: sistemare il secondo battente della porta di casa, in modo che, quando arriverà il momento, il feretro riesca a passare dallo stipite.

L’uomo, prepotente e poco di buono, pensando ad imminenti e salvifici ricavi dalla vendita dell’abitazione, si ritrova tra i piedi anche un figlioletto indesiderato, Yatim, e un numero imprecisato di creditori pronti ad aggredirlo; tra l’altro, il sindaco della piccola comunità ha ceduto i debiti dell’ex-galeotto a un losco riccone.

Messosi a corteggiare la giovane cugina Savri, Hamro, tra un espediente, una vodka e un furto, ricomincia pure a fare il proiezionista nel cinema ormai dismesso del paese.

Recensione

Ogni tanto la distribuzione si ricorda delle storie di miseria (mostrarle è un premio, non un dovere!), dei tanti Paesi in cui, vedere per credere, le trattative sono sancite da un lungo scuotimano, e realizzare un film simile è un sacrificio finanziario, un’impresa appassionata; perciò, tanto più sorprendenti sono i risultati.

Dopo un inizio struggente (il racconto personale di un pastore su una disavventura riguardante il traffico di droga), la pellicola, secca come i panorami che fotografa, si attesta su una dimensione drammatica, successivamente stemperata da un salutare e non gratuito risvolto grottesco, da un’inattesa ironia (tipo Vodka Lemon) che comunque non attenua la sgradevolezza degli atti e dei pensieri del rude protagonista (l’idoneo Pulodzoda), “vittima” dell’inganno orchestrato dalla genitrice non certo per redimerlo (probabilmente è impossibile), ma, puntando al sodo, per convincerlo a prendere una direzione, per educarlo ad uno zelo costruttivo.

D’altronde, nonna Halima, che tiene così tanto all’allargamento delle porte (del paradiso?), preferisce consegnare la speranza, le gioie e finanche la leggenda mussulmana dell’angelo della spalla destra (che, al contrario del suo opposto, annota nel proprio libro le buone azioni compiute in una vita da ciascuna persona) al dolce e già affidabile nipotino.

Comunque il cinema, perlopiù indiano (cioè la felicità?), arriva quando e dove meno te l’aspetti; e sono le azioni degli irriducibili alla Hamro che guastano o interrompono una piacevole visione.

Max Marmotta