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Trama

A una sciagura aerea sulle montagne tibetane sopravvivono soltanto Grumand, francese trapiantato in Italia, titolare di una ditta di catering, e Takano, grande chef giapponese.

Sperduti in una landa desolata, i due si mettono in cammino alla ricerca di un centro abitato. La comune passione per la cucina diventa presto conflitto e Grumand, in preda a stato confusionale, mangia parti del corpo del compagno di viaggio, morto per il freddo.

Tratto in salvo, piomba nell’anoressia e viene ricoverato in una clinica specializzata, dove conosce la problematica Arianna.

Il suo segreto continua però a tormentarlo, sotto forma di una vocina dall’accento nipponico che proviene dallo stomaco.

Recensione

Regista di corti, Daniele Cini debutta con una commedia grottesca a basso costo che chiama in causa citazioni ed ispirazioni eterogenee: Greenaway, Chaplin e Ferreri (il cosceneggiatore Sergio Bazzini era un suo collaboratore), nonché Alive – Sopravvissuti.

Le premesse e le intenzioni ci sono tutte e si vedono, ma il risultato definitivo non si rivela altrettanto coerente, insinuando il sospetto che si tratti un mediometraggio alquanto stiracchiato.

Decisamente più efficace la prima parte, dove i compagni di viaggio Grumand (il professionale Gigio Alberti) e Takano (Hal Yamanouchi, italiano d’adozione dal 1975) si confrontano tra di loro, con la morte e la fame, lasciando emergere poco a poco il diversissimo rapporto fra due culture agli antipodi e il cibo, con un occhio critico e sarcastico alle abitudini alimentari occidentali.

Il seguito è difatti molto meno convincente, sovraccarico di elementi superflui –inclusa la storia d’amore con Arianna (l’esordiente Fanny La Monica)– e dotato di un finale che l’autore rintraccia fin troppo tardi.

Gli esterni sono stati girati tra le Alpi piemontesi e il Gran Sasso.

Sax Marmotta