L’enfant – Una storia d’amore

I fratelli Dardenne, belgi, hanno all’attivo pellicole di vibrante intensità, quali La promesse, Il figlio e Rosetta, meritata Palma a Cannes nel 1999.

Così come l’ultima opera, che tratta di due ventenni, Bruno e Sonia, l’uno costantemente e alacremente dedito ai piccoli traffici (qualsiasi cosa pur di non lavorare), l’altra, onesta e relativamente ignara di quanto si sia naturalmente incanaglito il primo, proiettata verso la svolta che sta per prendere la sua vita con la nascita del loro bambino, Jimmy.

Bruno evidentemente si disinteressa del bebé, finché non pensa di venderlo… Il banalissimo, inessenziale sottotitolo appioppato al film dai distributori italiani si spiega nel rischioso tentativo, fatto, appunto, per amore, dell’accecato Bruno di riparare a una malefatta perpetrata senza riflettere minimamente, non comprendendo il dono della vita e neppure il significato che esso riveste per la sua Sonia.

E se ad illustrarlo non bastasse la lunga, articolata ed emozionante sequenza in cui il protagonista ritorna sui suoi passi, ne sopraggiunge un’altra, consequenziale e altrettanto coinvolgente e duratura, in cui l’antieroe si ricimenta nello scippo per risarcire il nuovo debito contratto per il suo ripensamento, tirando dentro pure un ragazzo più giovane di lui ma analogamente avviato ad una brillante carriera criminale.

Bruno (Jérémie Renier, che ha già recitato con i registi, alla stregua del delinquente Fabrizio Rongione e del poliziotto Olivier Gourmet) omette ma non mente, è relativamente educato (ringrazia tutti, da notare), non teme il fio delle sue colpe, non lascia l’amico nei guai (lo redime?) e ha una gran voglia di giocare.

Chissà che l’enfant del film, allontanato troppo presto da una retta via della quale sono rimasti visibili residui nell’indole sostanzialmente gentile, non sia proprio lui… .