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Recensione

Esiste niente di più glamour di un film, di impronta smaccatemente commerciale, che riunisce due tra i divi più belli e gettonati del momento, che per giunta, durante o dopo le riprese, in barba ai loro matrimoni falliti recentemente, si mettono insieme, facendo la felicità di tutti i cronisti rosa? Difficile imbattersi in un esempio in tal senso più foriero di preconcetti di questo Mr. & Mrs. Smith (per inciso, non è un rifacimento de Il signore e la signora Smith di Hitchcock del ’41), che sulla carta poteva anche affossare, in termini qualitativi (non certo di incassi, che sono andati bene ovunque), la carriera dell’ex-indipendente Doug Liman, il quale, dopo gli interessanti Swingers e Go – Una notte da dimenticare, si era rifugiato in lidi più redditizi con l’abbastanza riuscito (ma non esente da difetti) The Bourne Identity.

Eppure, al di là dei giudizi superficiali espressi da critica e, per una volta, pubblico, viene fuori un discorso interessante.

Infatti, se grattiamo via la patina estetica, il fascino di Brad Pitt e Angelina Jolie, ancorché bravi, le decine di sparatorie spettacolari ma imparagonabili a quelle made in Hong Kong (lasciamo perdere ogni discorso di comodo sulla violenza al cinema), e mettiamo da parte i confronti sacrileghi con il penultimo lavoro di John Huston, L’onore dei Prizzi (anche lì c’erano un marito e una moglie sicari pronti, per vari motivi, a farsi vicendevolmente la pelle, ma il tono era decisamente un altro), resta un metaforico e gustoso conflitto coniugale, paradossalmente portato alle estreme conseguenze (con le scappatelle sostituite dal numero di delitti nascosti al partner), la cui chiave di lettura sono le confessioni da divano (in puro stile Harry, ti presento Sally…) che aprono e chiudono il lungometraggio.

Non è una stupidaggine.

Max Marmotta