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Trama

In piena Crisi dei Balcani due soldati, il bosniaco Chiki e il serbo Nino, si trovano a dividere la trincea di mezzo tra i due fronti.

Il primo, smarritosi con la sua truppa, è stato attaccato dall’esercito avverso, mentre il secondo, mandato in esplorazione con un militare anziano, è stato ferito e fatto prigioniero.

Inoltre Cera, compagno e amico di Chiki, è immobilizzato e bisognoso di cure mediche. I due nemici dovrebbero vincere le reciproche diffidenze per cavarsela; l’arrivo dei Caschi Blu francesi, sotto il comando del sergente Marchand, non facilita le cose e anzi incoraggia l’intervento della stampa a caccia di storie.

Recensione

Fa male vedere No Man’s Land, opera seconda del documentarista bosniaco Danis Tanovic. Fa male pensare a una cultura dell’odio talmente radicata quanto immotivata che raggiunge la sua degenerazione nella convivenza forzata della trincea; un luogo dove paradossalmente gli avversari parlano la medesima lingua e i “neutrali” solo inglese (quando si ha fortuna).

I fucili che i due soldati si sottraggono in continuazione, per comandare nella “terra di nessuno”, simboleggiano un conflitto destinato a durare in eterno, delle cui cause però entrambe le parti sono immemori.

Il regista lascia intravedere un barlume di speranza quando Chiki e Nino arrivano a una sorta di armistizio; ma l’equilibrio viene turbato dai Caschi Blu dell’ONU (soprannominati i Puffi) che, dopo avere ostentato indifferenza, intervengono solo per mantenere il controllo sui famelici media.

Tanovic, pur senza assolvere nessuno (incluso Marchand, militare idealista) e spingendosi fino all’inevitabile, confeziona un film di guerra che, strano a dirsi, è ricco di umorismo e indugia sulle situazioni grottesche.

Non è facile di questi tempi dare al pubblico la possibilità di ridere e riflettere.

Sax Marmotta